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Il bacio hot tra Gaia e Andrea Delogu, il momento shock che è il segreto di un programma

Finti gossip, baci “saffici”, polemiche inventate. La prima puntata di “Tonica”, la nuova trasmissione di Andrea Delogu, è la dimostrazione di come vada scritto un programma di musica che vuole farsi spazio nella giungla dei palinsesti televisivi.
A cura di Andrea Parrella
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Il bacio "saffico", il saluto in diretta all'ex marito, il gossip con Stefano De Martino, fantasiosi titoli di giornale che gridano allo scoop, Guè che spiega perché oggi è solo Guè e non è più Pequeno, una velata critica della conduttrice alla Rai. Quelli appena citati sembrano titoli spendibili per articoli dai toni scioccanti e non è un caso. Affinché un nuovo programma televisivo musicale di seconda serata, che poi diventa terza e va in onda a notte inoltrata, riesca a far parlare di sé, sono necessari degli escamotage: Andrea Delogu lo sa e "Tonica", la sua nuova trasmissione partita su Rai2 il 15 febbraio, li ha tentati proprio tutti.

La conduttrice, che in verità mancava da qualche mese dal piccolo schermo, gioca le carte autobiografiche e si arma della migliore ironia per lanciare il suo primo progetto televisivo da solista. Dopo l'esperienza de La Vita in Diretta Estate e Ricomincio da RaiTre in piena pandemia, Delogu cambia registro e vira su un linguaggio che le calza meglio. L'incipit della prima puntata del programma (ideato da Massimo Bonelli e scritto da Rossella Rizzi, la stessa Delogu, Matteo Strada, Filippo Rossi e Marco Verdura) è un concentrato di tutto quello che si deve provare a fare per raggiungere l'obiettivo.

Nell'introduzione  in cui racconta le intenzioni del programma, ci infila un saluto all'ex marito, l'attore Francesco Montanari, per poi proseguire sulla scia del gossip e sfruttare il traino De Martino (in onda fino a pochi minuti prima con STEP) chiamandolo in scena e smentendo le voci su una loro relazione. Quindi lancia quella che pare a tutti gli effetti una stoccata alla Rai, ringraziando l'azienda senza dimenticare di aggiungere: "Grazie soprattutto allo sponsor, che paga tutto".

L'intera puntata è un alternarsi costante di escamotage e contenuto. Gli ospiti musicali si esibiscono sul palco e si raccontano alla conduttrice. Apre Guè, dice non collaborerebbe mai con Ghali (con Blanco sì!) e conferma la poca simpatia tra i due. Arriva il turno di Gaia, che Delogu elogia per la limpidezza e la distanza da liti e discussioni, suggerendole però alcune mosse per far parlare di sé fuori dalla musica: che tanto si sa, alla fine si parla solo di quello. Le suggerisce qualche mossa per conquistarsi i titoli shock, tra queste c'è un bacio a Delogu durante l'intervista. La cantante approva, lo fa e poi scappa via.

Sono segnali chiari di un situazionismo scritto che richiama velatamente a quello stile fatto di silenzi e imbarazzi costruiti, promosso ed esaltato nella scorsa stagione da Una pezza di Lundini, meritevole di aver aperto una strada che programmi come Tonica provano a percorrere, seppure con un registro differente e in totale autonomia, senza pretese di imitazione. Le comparsate in amicizia di Gabriele Muccino e Drusilla Foer nel finale sono un'ulteriore riprova di questa direzione. Il programma prosegue con Matteo Romano, reduce da Sanremo, la fuga dal perimetro musicale con Carlotta Vagnoli per un approfondimento e il ritorno repentino con Angelina Mango.

Ancora disorganico e con una forma definita da trovare, Tonica si rivela un programma che parte da due certezze: il merito di voler parlare di musica (farlo in televisione è sempre una sfida) uscendo da schemi predefiniti e una consapevolezza di scrittura, ovvero la persistente ricerca dell'effetto meme, quell'appiglio necessario per emergere nella popolosa giungla dei palinsesti televisivi. Il 7.4 % di share con la media di 462.000 spettatori nonostante la partenza a notte fonda ci dicono che la strada è quella giusta.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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