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Spending review in CdM, cosa cambia con i tagli alla spesa pubblica

Il Consiglio dei Ministri vara oggi il decreto sulla spending review che, tra tagli e razionalizzazione della spesa pubblica, si pone l’obiettivo del risparmio strutturale per le casse dello Stato.
A cura di Antonio Palma
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Spending review in CdM, cosa cambia con i tagli alla spesa pubblica

Il Consiglio dei Ministri vara oggi il tanto discusso decreto sulla spending review, la revisione della spesa pubblica che tra tagli ai servizi, minori costi e riordino della pubblica amministrazione si vuole imporre come un vero punto di svolta nella gestione della cosa pubblica italiana. Dopo aver sentito i rappresentanti degli enti locali e delle parti sociali negli incontri dei giorni scorsi, il Governo ha provveduto ad alcune modifiche della bozza del decreto anche su indicazione di alcuni Ministri. Un risparmio che complessivamente riguarderà circa otto miliardi di euro attraverso tagli strutturali a organismi, personale e spesa della pubblica amministrazione.

Risparmi sull'acquisto di beni e servizi – Il pacchetto più consistente e forse anche più immediatamente attuabile è quello del capitolo acquisti su cui ha lavorato il supercommissario Enrico Bondi. Un progetto di revisione della spesa attraverso una razionalizzazione dei costi che rimodulerà completamente i meccanismi di acquisto di beni e servizi da parte delle amministrazioni pubbliche. Previsti tetti di spesa massimi e in alcuni casi bandi di gara centralizzati per risparmiati sui costi e riuscire a pagare di meno. Risparmi anche sui costi degli affitti per gli uffici pubblici, con la regola che sia gli enti locali che statali possano usufruire gratuitamente dei locali dell'uno e dell'altra amministrazione  gratuitamente.

Tagli ai trasferimenti degli enti locali e alla sanità – Grossi tagli nel complesso per quanto riguarda la sanità con una diminuzione sostanziale dei posti letto, anche se dalle ultimissime modifiche è stata stralciata dal decreto la questione dei piccoli ospedali su cui sceglieranno le Regioni.  Regioni, Comuni e Province dovranno fare i conti inoltre con il taglio netto dei trasferimenti agli enti locali, che hanno fatto infuriare i Governatori. Per molti Presidenti infatti con i nuovi tagli rischiano il fallimento molte Regioni già in deficit di bilancio così hanno annunciato iniziative di protesta come la rinuncia a presentarsi alla prossima conferenza Stato Regioni. Soppressi inoltre molti enti, agenzie e organismi locali dichiarati inutili e una stretta sui Cda delle società pubbliche.

Gli esuberi dei dipendenti pubblici – Altro capitolo su cui si è discusso molto e destinato a scatenare le proteste dei sindacati è quello relativo agli esuberi dei dipendenti statali. Confermato il taglio progressivo di circa 10% dei dipendenti pubblici e di un 20% dei dirigenti a partire da ottobre, dopo la verifica delle piante organiche della P.A. attraverso mobilità e pensionamenti. I rappresentanti dei lavoratori sono riusciti a far abolire il taglio dei permessi, mentre resta il taglio dei buoni pasto così come le ferie obbligatorie senza possibilità di monetizzazione. Annullate per il momento anche le modifiche sulle somme corrisposte ai Caf e ai patronati.

Per le Province se ne riparlerà nella terza fase – Nulla di fatto almeno per il momento per quanto riguarda l'accorpamento delle  Province e il riordino dei piccoli Comuni visto che il Governo sembra intenzionato ad occuparsene in seguito, nella terza fase della spending review, in arrivo nei prossimi mesi, che si occuperà in particolare della ristrutturazione degli organi dello Stato. Stralciata anche la norma sul blocco delle tariffe, mentre piccolo passo indietro sull'incremento dell'Iva che scatterà ora dal primo luglio 2013, ma con un nuovo incremento di 0,5 punti dal 2014.

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