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Aumento dell’età pensionabile potrebbe diminuire la demenza senile

Uno studio francese avrebbe rilevato che chi va in pensione dopo i 65 anni ha meno possibilità di sviluppare la demenza senile o l’Alzheimer.
A cura di Laura Murino
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"L'attività professionale può essere un importante e determinante stimolo intellettuale e impegno mentale, che si pensa possano essere protettivi contro la demenza", ha spiegato lunedì in un comunicato stampa dall'Alzheimer's Association International Conference a Boston, l'autrice dello studio Carole Dufouil, scienziato presso l'agenzia governativa INSERM francese, Institut National de la Santé et de la Recherché Médicale.  Lo studio francese, che ad ora è il più grande studio compiuto sul tema, ha preso in esame quasi mezzo milione di persone francesi. La ricerca avrebbe dimostrato che le persone che ritardano l’età pensionabile hanno meno rischi di incorrere nella semenza senile. Coloro che vanno in pensione a 65 anni hanno circa il 15 % di probabilità in meno di sviluppare la demenza rispetto a chi va in pensione a 60 anni. "Per ogni ulteriore anno di lavoro, il rischio di ammalarsi di demenza è ridotto del 3,2 per cento", ha spiegato Dufouil. "I nostri dati mostrano una forte evidenza di una significativa riduzione del rischio di sviluppare la demenza associata a età più avanzata al momento del pensionamento, in linea con l'ipotesi ‘use it or lose it'".

Negli Stati Uniti, più di 5,2 milioni di persone hanno il morbo di Alzheimer o di altre forme di demenza, circa uno ogni nove adulti di 65 anni e oltre. Sono circa 35 milioni le persone colpite dalla demenza e dal morbo di Alzheimer al mondo. Un rapporto di marzo dalla Associazione Alzheimer prevede che il numero crescerà fino a raggiungere i 13,8 milioni nel 2050. Una delle cause di un tale aumento è, in parte, l'invecchiamento della popolazione. Nello studio francese sono stati coinvolti 429 mila lavoratori, la maggior parte dei quali commercianti e artigiani, che avevano in media 74 anni ed erano in pensione da circa 12 anni. Almeno il 3% dei pazienti aveva sviluppato la demenza, ma l'incidenza era inferiore man mano che l'età pensionabile saliva. Per i pensionati a 65 anni, si è riscontrato il 15% in meno di rischio di sviluppare la demenza rispetto a chi è andato in pensione a 60 anni, ha spiegato Dufouil.

Heather Snyder, direttore delle operazioni mediche e scientifiche per l'Associazione Alzheimer, ha spiegato, però, che i risultati dello studio non devono essere utilizzati per ritardare il periodo di pensionamento per tutti. Lo studio rivelerebbe, secondo Dufouil, che le persone possono andare in pensione all'età che preferiscono, mentre in Francia, nell'amministrazione pubblica, sono costrette ad andare in pensione a 65 anni.

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