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Siria, l’Onu dice sì alla tregua umanitaria mentre nel Ghouta le vittime salgono a 500

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione per un cessate il fuoco di almeno 30 giorni in Siria per permettere agi aiuti di arrivare alla popolazione civile e l’evacuazione dei feriti.
A cura di Antonio Palma
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Dopo ore di attesa tra vertici tra diplomazie per trovare un accorso e rinvii , il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato sì a una risoluzione per un cessate il fuoco di almeno 30 giorni in Siria. Il testo del provvedimento Onu,  modificato più volte dopo l'opposizione della Russia che aveva minacciato anche il veto, alla fine è stato approvato all'unanimità dai membri del consiglio di sicurezza. La risoluzione "chiede che tutte le parti cessino le ostilità senza ritardi per almeno 30 giorni consecutivi in Siria per una pausa umanitaria duratura". L’obiettivo finale è sempre quello "di permettere la consegna regolare di aiuti umanitari, di servizi, e l’evacuazione medica dei malati e dei feriti più gravi" dalle zone in guerra.

Un risultato che arriva dopo giorni di intensi raid aerei da parte del regime siriano sull’enclave ribelle di Ghouta, alle porte di Damasco, che hanno fatto centinaia di morti in poche ore, tra cui moltissimi civili e bambini. Per quattro lunghi giorni infatti la popolazione di Ghouta, nell'est della Siria, ha dovuto subire terribili bombardamenti che avrebbero fatto almeno 500 morti fra cui un centinaio di bambini tanto da esser definito come uno dei raid più feroci in sette anni di guerra civile. Solo nella giornata di sabato i bombardamenti avrebbero hanno provocato oltre 20 morti tra i civili, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani Ondus.

Anche per questo diversi paesi avevano espresso la necessità  di un cessate il fuoco momentaneo per aiutare la popolazione  ma per giorni si è assistito ad una impasse diplomatica mentre in Siria continuavano a morire persone. I russi, sempre al fianco al regime di Assad, avevano detto che non c'erano sufficienti rassicurazioni sul fatto che i ribelli rispettassero la tregua e hanno chiesto varie modifiche al provvedimento Onu. Una posizione che ha irritato gli americani con i quali i battibecchi son andati avanti anche dopo l'ok alla tregua.

"Rispondiamo in ritardo alle sofferenze a Ghuta. Oggi abbiamo votato una risoluzione che poteva essere approvata giorni fa. Per ogni giorno e ogni ora che abbiamo aspettato la Russia, quante madri hanno perso i loro bambini?" ha chiesto polemicamente l'ambasciatrice Usa, auspicando che la risoluzione sia "un punto di svolta" affinché Mosca possa unirsi alla comunità internazionale "per far cambiare corso al regime di Assad". Il rappresentante russo invece ha replicato che i ritardi erano dovuti al fatto  che le 72 ore per l’inizio del cessate il fuoco non erano realistici. "Non c’è solo Ghuta, siamo profondamente preoccupati per gli attacchi arrivati da esponenti dell’amministrazione di Washington alla Repubblica Siriana" , ha commentato il Rappresentante permanente russo all’Onu, Vassili Nebenzia.

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