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Siria, durissima repressione di Assad nella nuova protesta. Inquietante il bilancio: 40 morti

I proiettili hanno cominciato a volare sopra le nostre teste come la pioggia,” ha riferito un testimone. Tra chi ha perso la vita ci sarebbe anche un bambino di 11 anni.
A cura di Biagio Chiariello
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Almeno 38 manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza oggi, durante le manifestazioni di massa in Siria, in uno dei giorni più sanguinosi da quando le proteste dei pro-democrati sono scoppiate a metà marzo. A riferirlo testimoni e attivisti contattati telefonicamente da AFP. Il conto delle vittime è stato in costante aumento nel corso della giornata. I primi rapporti parlavano infatti di almeno 15 morti in mattinata, numero che è raddoppiato dal tardo pomeriggio. Decine di persone sono rimaste ferite quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco con proiettili veri con l'obiettivo di disperdere i manifestanti che sono scesi in piazza in diverse città del Paese, in occasione del Venerdì Santo. Almeno 14 persone sono state uccise nella città di Ezra, nella provincia meridionale di Daraa, epicentro delle proteste anti-regime dello scorzo marzo, hanno detto le fonti. Nove persone sono morte a Douma, nella periferia a nord di Damasco, hanno aggiunto i testimoni. Fonti non confermate parlano anche di tre morti a Homs, dove domenica c'era stato altro sangue, con otto morti accertati nelle proteste. "I proiettili hanno cominciato a volare sopra le nostre teste come la pioggia," ha riferito un testimone all'agenzia di stampa Associated Press. Tra chi ha perso la vita ci sarebbe anche un bambino di 11 anni.

Ma l'agenzia di stampa statale Sana ha riferito che le forze di sicurezza  sono "intervenute" e hanno sparato gas lacrimogeni e utilizzati cannoni ad acqua "per prevenire scontri tra manifestanti e cittadini e proteggere la proprietà pubblica".
Nei sobborghi di Damasco, e ad Hama e Hasaka, nel nord-est del Paese,"ci sono stati alcuni feriti negli scontri", ha riferito Sana, minimizzando quello che sembra essere il vero, angoscioso bilancio delle vittime. Almeno 260 persone sarebbero rimaste uccise in Siria da quando i disordini sono iniziati il mese scorso.

Non sono bastate a tranquillizzare la piazza le promesse di riforme da parte del presidente Bashar al-Assad, che includevano, soprattutto, la revoca dello stato di emergenza che vige in Siria da 48 anni e l'abolizione dei tribunali di sicurezza dello Stato che hanno operato al di fuori del normale sistema giudiziario per contenere coloro che contestavano il regime.

Le richieste diffuse dai "comitati siriani" includono:

* Porre fine alle torture, uccisioni, arresti e violenze contro i manifestanti
* Tre giorni di lutto nazionale per le vittime contate finora
* Una inchiesta indipendente sulla morte di manifestanti e sui vari procedimenti giudiziari
* Liberazione di tutti i prigionieri politici
* Riforma della Costituzione della Siria, tra cui un limite di due mandati presidenziali

Assad la scorsa settimana  ha fatto sapere che non ci sarà più nessuna "scusa" per i dimostranti una volta che lo stato di emergenza verrà sollevato, ma gli analisti ribadiscono che un numero crescente di attivisti dell'opposizione chiede la caduta del regime.
L'ondata di disordini senza precedenti in Siria è stato ispirata dal vento di cambiamento soffiato sui paesi arabi che si è poi abbattuto sui regimi autoritari di Ben Alì in Tunisia e Mubarak in Egitto. E' la più grave minaccia che Assad ha dovuto affrontare, da quando è succeduto al padre Hafez 11 anni fa.

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