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Siria, ancora sangue nella protesta contro Assad: 8 morti e decine di feriti

Non si ferma la repressione del regime di Assad: altre vittime nelle ultime ore a Homs, a nord di Damasco. Dall’inizio delle contestazioni il bilancio è di almeno 200 morti.
A cura di Biagio Chiariello
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Non accenna a placarsi il vento della protesta in Siria. Migliaia di persone sono accorse oggi ai funerali delle otto persone uccise domenica sera nella città di Homs, 180 chilometri a nord di Damasco, negli scontri tra forze di sicurezza e manifestanti anti-governativi. La ribellione, al grido di "libertà" e "riforma" è stata innescata dall'annuncio della morte in carcere del Sheikh Badr Abu Moussa. "Era un uomo sano prima che lo prendessero, ed ora è un cadavere", ha detto un attivista all'agenzia di stampa Reuters. "Ci hanno sparato contro a sangue freddo" ha aggiunto l'uomo a proposito della protesta. "La possibilità che alcuni manifestanti fossero armati non si può escludere. La gente si sentono offese e vuole una rivalsa.Ma le forze di sicurezza sono stati viste sparare sui civili", ha aggiunto. Contestazioni anche a Talbiseh dove le forze governative hanno fatto fuoco su un altro corteo funebre provocando 4 morti e decine di feriti. Rimostranze si sono registrate pure a Daraa, cuore della protesta iniziata lo scorso mese, dove il popolo sventola bandiere siriane e urla "Vogliamo la libertà" e "Chiunque uccide il suo popolo è un traditore!"

Basahr al-Assad sabato ha riferito  che da questa settimana la legge di emergenza in vigore da quasi 50 anni sarà rimpiazzata da una nuova normativa. Ma l'annuncio ha avuto scarso effetto sulla gente. Almeno 200 manifestanti sono stati uccisi nelle ultime quattro settimane, nella loro battaglia per i diritti umani, durante la quale le forze di sicurezza hanno certo di sedare la sfida più seria al governo di Assad da quando ha preso il posto del padre 11 anni fa.

Nel frattempo, secondo alcuni cablo diffusi da Wikileaks, il Dipartimento di Stato americano avrebbe finanziato in segreto con oltre 6 milioni di dollari dal 2006 un gruppo di esuli siriani. E' quanto pubblicato oggi dal Washington Post. Il denaro sarebbe servito per gestire una tv satellitare con sede a Londra, Barada Tv, che ha iniziato a trasmettere solo due anni fa, sovvertendo il proprio palinsesto, per dare ampio spazio alle proteste contro il governo Assad. Il flusso di denaro dagli Stati Uniti a favore delle figure dell'opposizione siriana è cominciato a scorrere sotto il presidente George W. Bush, dopo che i legami politici con Damasco sono stati congelati nel 2005, dice il giornale. Il sostegno finanziario è continuato sotto il Presidente Barack Obama, anche se la sua amministrazione ha cercato di ricostruire i rapporti con Assad, scrive il Washington Post citando Wikileaks.

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