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Si allarga lo scandalo MPS: spunta un “patto segreto” con JP Morgan

Continua ad ampliarsi il “caso” Monte dei Paschi di Siena: ora spunterebbe un accordo fra senesi e spagnoli del Banco di Santander per dividersi la plusvalenza nell’affare Antonveneta. Senza parlare del lungo elenco degli sprechi…
A cura di Redazione
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MPS-Siena

Tutto ruota intorno all'affare Antonveneta, banca rilevata nel 2007 dal banco di Santander per 6,3 miliardi e rivenduta due mesi dopo ad Mps con un diffrenziale di 3 miliardi di euro. Una operazione che ha provocato una vera e propria voragine nei conti della Fondazione. Un buco che i dirigenti della banca hanno provato a colmare con operazioni ad alto rischio sui derivati: speculazioni sulle quali ora indagano i magistrati, ipotizzando si sia trattato di manovre illecite tese a gonfiare il valore delle azioni in modo da "occultare" il buco nei conti. Ma c'è di più, perché nell'intera operazione di acquisizione, spunta un ulteriore miliardo di euro che, come riporta il Corsera, "potrebbe rappresentare la «stecca» aggiuntiva e coinvolge direttamente Jp Morgan". A supporto di questa tesi, ci sarebbe anche una lettera, "trasmessa il 3 ottobre 2010 dal direttore generale di Mps Vigni a Bankitalia sull'aumento di capitale da un miliardo riservato a Jp Morgan. Dieci giorni prima Palazzo Koch aveva chiesto «delucidazioni circa la computabilità della complessiva operazione di rafforzamento patrimoniale da un miliardo di euro nel core capital ». Vigni risponde che «in ordine all'assorbimento delle perdite Jp Morgan ha acquistato le proprietà delle azioni senza ricevere alcuna protezione esplicita o implicita dalla Banca». Affermazioni «non rispondenti al vero» secondo i pubblici ministeri che contestano al direttore generale di aver mentito anche sulla flessibilità dei pagamenti riconosciuti alla stessa Jp Morgan".

Uno scenario su cui si innesta la riflessione più strettamente politica, con il rimpallo di responsabilità fra gli schieramenti in piena campagna elettorale che sta assumendo contorni paradossali. Se, ad esempio, un esponente del PD sempre ben informato come l'ex tesoriere dei DS Ugo Sposetti rivendica il ruolo "decisivo" nell'accertamento dei fatti dell'ex primo cittadino senese Ceccuzzi e chiama implicitamente in causa finanche massoneria e Ior, dall'altra parte del campo si sollevano perplessità in merito al ruolo nella vicenda degli uomini che farebbero riferimento al coordinatore del Pdl Denis Verdini. Monti, intanto, continua a ribadire massima fiducia nell'operato di Bankitalia, ribadendo che sull'ipotesi di un commissariamento di Mps, "è istituzionalmente corretto lasciare a Vittorio Grilli la descrizione e presa di posizione su alcuni aspetti della realtà corrente".

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