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Scattone insegna nel liceo di Marta Russo: 14 anni dopo una storia che torna a far discutere

L’uomo che ha spezzato la vita della giovane studentessa nel 1997 insegna nel liceo Cavour, lo stesso che frequentò Marta. Una coincidenza che non può non sollevare l’opinione pubblica: per la mamma “un uomo che si è macchiato di un delitto così atroce non può essere un educatore di giovani”.
A cura di Susanna Picone
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Scattone insegna nel liceo di Marta Russo: 14 anni dopo una storia che torna a far discutere

Marta Russo, una giovane studentessa di 22 anni veniva uccisa nel maggio nel 1997 da un proiettile sparato all’università La Sapienza di Roma. L’omicidio fu al centro di un complesso quadro giudiziario e, proprio per la stranezza del caso in sé, fu oggetto alla fine degli anni novanta di una grande attenzione mediatica. Le indagini portarono a giudicare colpevoli due assistenti universitari, Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone, che negli anni si sono sempre proclamati innocenti ma con alibi che puntualmente venivano smentiti. Dopo tutti questi anni uno dei due, Giovanni Scattone, rientra prepotentemente nella vita della studentessa uccisa, o almeno, in coloro che la ricordano.

Per una fatale coincidenza che però nessuno sembra accettare di buon grado l’ex assistente universitario Scattone dall’inizio di quest’anno è, infatti, un docente di storia e filosofia al liceo Cavour, la scuola che ha frequentato anche Marta prima di approdare all’università.

“ Ti senti come perseguitato dal destino, ma tanto è inutile perchè non ci si può far nulla. ”
Aureliana, madre di Marta
La prima a commentare questa situazione è, giustamente, la preside dell’istituto, Tecla Sannino, che coerentemente con la sua posizione di dirigente scolastico e in qualità di rappresentante legale dell’istituto, ha fatto sapere di “dover rispettare la sentenza della Cassazione e le normative vigenti che prevedono nomine di docenti supplenti secondo le graduatorie provinciali, curate dall’Ufficio ambito territoriale”. Nello stesso tempo però non ha potuto non esternare la sua partecipazione al dolore della famiglia della studentessa uccisa condividendo le perplessità di coloro che si trovano dinanzi questa “situazione molto delicata”.

L’indignazione e la rassegnazione della madre di Marta Russo

Ha commentato la vicenda direttamente Aureliana Russo, la mamma di Marta che, attraverso le sue parole, mostra una ferita che non solo non è ancora guarita ma che si fa ancora più profonda dinanzi a storie come queste.

Certe notizie mi sconvolgono sempre e minano il mio precario equilibrio, raggiunto negli anni a fatica. Ma soprattutto non mi aiutano a voltare pagina.

Dolore e indignazione che però vanno di pari passo anche con la rassegnazione: secondo Aureliana infatti nulla è possibile fare quando si è costretti ad ascoltare queste notizie. La legge non può niente contro Scarrone che, nonostante la ribellione di tanti genitori costretti ad accettare che l’educazione dei proprio figli sia nelle mani di un uomo che ha ucciso, può difatti nuovamente insegnare.

All’inizio dell’anno la madre di una alunna del Cavour mi telefonò sconvolta per dirmi la novità: Scattone insegnava lì. Mi disse che volevano fare qualcosa per protestare, ma poi non ho più sentito nessuno, né tantomeno ho telefonato io. Del resto con chi me la potrei prendere?

Il problema, infatti, è per la mamma di Marta, come per i tanti genitori che stanno vivendo questa situazione, forse più di ordine morale piuttosto che legale. “Lui non dovrebbe essere un educatore, proprio lui non dovrebbe insegnare filosofia”.

Da parte sua Scattone ha prontamente replicato in un’intervista al Corriere della Sera difendendosi dalle polemiche sul suo ruolo di insegnante: “Mi dovrei astenere dall’insegnamento? E perché? Io mi sono sempre dichiarato innocente. Con tutto il rispetto per i parenti di Marta Russo io sono sereno e non vedo perché non dovrei insegnare storia e filosofia”.

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