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Salone libro, la Birenbaum sopravvissuta ad Auschwitz: “Un mondo diverso è possibile”

Al via la 32esima edizione del Salone del libro di Torino. Dopo i saluti istituzionali, il commovente racconto di Halina Birenbaum, sopravvissuta ad Auschwitz durante la deportazione ebraica negli anni della Seconda guerra mondiale. La Birenbaum ha ringraziato gli organizzatori del Salone per la loro “decisione coraggiosa” e ha raccontato la sua dolorosa esperienza.
A cura di Titti Pentangelo
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"Grazie per la decisione coraggiosa che mi ha permesso di essere qui oggi". Halina Birenbaum, sopravvissuta ad Auschwitz, interviene nella cerimonia d'apertura della 32esima edizione del Salone del libro di Torino e ringrazia in primis gli organizzatori del Salone. Soltanto pochi giorni fa, infatti, la Birenbaum insieme al Museo di Auschwitz e all'Associazione del Treno della memoria avevano deciso di non partecipare più alla kermesse torinese per via della presenza di Altaforte, casa editrice di CasaPound, esclusa in extremis ieri sera. "Ringrazio gli organizzatori per aver dedicato quest'edizione a Primo Levi", ha aggiunto la Birenbaum.

"Grazie per la decisione coraggiosa che mi ha permesso di essere qui oggi. Grazie a intellettuali e associazioni.  Non sarei qui oggi se non avessi avuto l’appoggio del Museo di Auschwitz e l’impegno dell'Associazione del Treno della memoria."

Halina Birenbaum, sopravvissuta ad Auschwitz racconta la sua storia 

Dopo i ringraziamenti, il racconto doloroso dell'invasione di Varsavia, sua città natale, e della deportazione. "Avevo 10 anni – ha detto la Birenbaum – quando i nazisti invasero Varsavia. Gli ebrei non avevano diritto di vivere, l'ordine era di deportarli e ucciderli. Furono 500mila quelli deportati nel 1943. Così persi mio padre." Halina e la madre si nascosero nelle fogne pur di non essere trovate. "Eravamo disposte a tutto pur di non essere deportate ad est". Purtroppo, dopo mesi, vennero trovate e stipate nei treni. "Nei vagoni si soffocava, in questo modo cercavano di ammazzarci già durante il viaggio". Poi l'umiliazione e la perdita della madre. E, nonostante tutto, la forza di credere che un altro mondo fosse possibile:"qualcuno mi disse che avrei visto un mondo diverso, che era possibile. Per me è stato così".

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