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Sakineh, l’iraniana condannata alla lapidazione potrebbe morire tramite impiccagione

Non c’è pace per Sakineh, la 43enne iraniana condannata a morte per adulterio e per l’omicidio del marito. Gli esperti della legge islamica stanno valutando la possibilità di trasformare la sua pena dalla lapidazione all’impiccagione.
A cura di Susanna Picone
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Non c’è pace per Sakineh, la 43enne iraniana condannata a morte per adulterio e per l’omicidio del marito. Gli esperti della legge islamica stanno valutando la possibilità di trasformare la sua pena dalla lapidazione all’impiccagione.

Una storia che per tempo ha indignato e scatenato delle proteste unilaterali torna a far discutere: è arrivata la notizia che Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana accusata di adulterio nel 2006 dopo l’omicidio del marito e condannata a morte per questo, non è ancora salva. Tutt’altro, la sua condanna iniziale alla lapidazione potrebbe essere trasformata in una condanna per impiccagione: le autorità stanno cercando di capire se la legge islamica possa contemplare una tale trasformazione della pena.

La sua storia si era momentaneamente eclissata dopo la sospensione della sua condanna a morte, che doveva avvenire appunto per lapidazione, nel 2010. In quella occasione la giustizia iraniana aveva deciso di sospendere la sentenza in attesa di una nuova revisione del dossier. Sakineh intanto, da allora e ancora oggi, continua ad essere detenuta nel braccio della morte in Iran, la donna deve scontare dieci anni di carcere perché ritenuta complice nella vicenda dell’omicidio del marito.

Secondo l’agenzia degli studenti iraniani Isna questa è l’ultima “novità” nella vicenda della donna riportata direttamente dal capo della magistratura della provincia iraniana dell’Azerbaijan Orientale, Malek Ajdar Sharifi:

Non c’è fretta. Stiamo aspettando di vedere se possiamo portare a termine l’esecuzione di una persona condannata alla lapidazione con l’impiccagione o no.

Non c’è pace per Sakineh, la 43enne iraniana condannata a morte per adulterio e per l’omicidio del marito. Gli esperti della legge islamica stanno valutando la possibilità di trasformare la sua pena dalla lapidazione all’impiccagione.

Nel corso degli ultimi anni si sono succedute continue notizie di un imminente rilascio di Sakineh che poi, puntualmente, venivano smentite dalle autorità iraniane. Molte di queste notizie facevano parte, secondo l’Iran, di un’attività di propaganda della stampa occidentale che si è occupata ampiamente della vicenda della 43enne di Tabriz. Una vicenda che ha portato, come si è detto, ad una mobilitazione di governi e organizzazioni per i diritti umani senza precedenti nella storia e che, se la pena dovesse essere confermata, risulterebbe in ogni caso inutile. Le parole del capo della magistratura fanno purtroppo comprendere come la possibilità di evitare la condanna a morte e salvare la vita di Sakineh non sia assolutamente contemplata da chi è chiamato a decidere.

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