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Zingaretti e Gualtieri non vogliono le primarie per la Regione Lazio, ma ora devono convincere Letta

Zingaretti, in accordo con il sindaco di Roma Gualtieri, ci ripensa: niente primarie di coalizione, il candidato è Enrico Gasbarra. Ma ora devono convincere gli alleati e il segretario del PD Enrico Letta, che ha chiesto al partito unità su un nome, ma non ha escluso i gazebi.
A cura di Valerio Renzi
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Nicola Zingaretti ci ha ripensato: meglio non farle le primarie della Regione Lazio. La ragione è ufficiale è che si rischia, senza un accordo a priori sul candidato di rompere la coalizione che governa oggi alla Pisana, che va da Azione al Movimento 5 Stelle. Un campo larghissimo e un caso unico in tutta Italia. Peccato che lo stesso argomento è usato da chi le primarie le vuole.

"Ci sono ancora mesi di lavoro e governo di questa amministrazione della Regione Lazio. – ha detto Zingaretti citando il segretario Letta che ha chiesto unità al partito – Tutti conosciamo la storia elettorale del Lazio e sappiamo quanto sia difficile per il centrosinistra vincere in questa regione, è giusto il suo pensiero: prima di decidere troviamo una candidatura e facciamo uno sforzo anche perché qui pesa un dibattito nazionale. Bisogna definire il perimetro”.

Nel Partito Democratico che c'è chi vuole tutelare a tutti i costi un accordo, quello degli zingarettiani e della corrente che fa riferimento a Claudio Mancini e Roberto Gualtieri, sul nome di Enrico Gasbarra. Un accordo che porterebbe a siglare un patto d'azione tra i due gruppi dirigenti che ancora manca.

Al tavolo di coalizione il Partito Democratico ha chiarito agli alleati che le opzioni del PD al momento sono due: trovare l'accordo su un candidato unico da proporre a tutta la coalizione (che è la strada che vorrebbero appunto Zingaretti e il sempiterno Goffredo Bettini da una parte, e Gualtieri e Mancini dall'altra, nel tentativo di evitarle proprio le primarie), oppure presentarsi alle primarie contandosi su nomi diversi. Una eventualità questa che porterebbe le primarie a esiti dalle possibilità impreviste.

Sulle primarie però ancora nessuna decisione definitiva in attesa che finisca la discussione attorno al caminetto. Da una parte sono già tre le candidature in campo: quella del vicepresidente Daniele Leodori, espressione di AreaDem di Dario Franceschini, quella dell'assessore alla Sanità Alessio D'Amato (che oggi sulle pagine di Repubblica si dice "a disposizione" del PD, ovvero è a un passo dal ritiro) e la civica Marta Bonafoni, che ha già iniziato il suo "Tour dei desideri"incontrando cittadini, amministratori, realtà sociali e associative. La sensazione è che Zingaretti abbia un po' forzato le parole del segretario, che ha chiesto al PD unità su un nome, ma non ha escluso la necessità di passare per i gazebo anzi, quello caldeggiato da Letta è il modello utilizzato a Roma: primarie di coalizione sì, ma con un solo candidato dem.

Il rischio è sotto gli occhi di tutti: se si arrivasse alle primarie con questo quadro Enrico Gasbarra rischia non ricevere l'investitura popolare di cui, dopo anni lontano dalle scene politiche, necessita per affrontare la campagna elettorale. Una vittoria ai punti sarebbe quasi una sconfitta, per questo ora Zingaretti e Gualtieri devono convincere Letta: niente primarie con la promessa di tenere dentro tutti nel campo larghissimo del centrosinistra modello Lazio.

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