Via oltre mille precari delle prefetture e questure: rischio caos permessi di soggiorno e asilo

"Per avere l'appuntamento del permesso di soggiorno ci vogliono almeno sei mesi. Di sanatorie per il lavoro, ne mancano più di 16mila. E stiamo parlando solo di quelle del 2020. La situazione è drammatica. Mandare a casa noi lavoratori civili di questure e commissariati genererà il caos". A parlare sono i lavoratori dei progetti EMAS ed Emersione: i primi vedranno scadere, senza possibilità di rinnovo, il loro contratto a fine mese. I secondi sembra avranno una proroga di un mese: oltre questo, non è dato sapere nulla. Si tratta di lavoratori qualificati, impiegati nelle questure e nei commissariati, che si occupano delle domande di protezione internazionale e delle richieste dei permessi di soggiorno per motivi lavorativi avanzate dalle persone extracomunitarie che si trovano nel Lazio. Un lavoro lungo e stancante, necessario per garantire i diritti di quelle persone che non ce li hanno. Questo lavoro rischia di finire. Non perché le pratiche siano state smaltite o perché le persone abbiano smesso di chiedere l'asilo: ma perché i contratti in somministrazione stanno per scadere. E, nonostante siano stati stanziati altri fondi dall'Europa, il Ministero dell'Interno non si è mosso per tempo. E ora non solo i migranti rischiano di vedere allungati a dismisura i tempi per richiedere i permessi di soggiorno, ma oltre mille lavoratori rischiano di andare a casa.
"Il nostro progetto, EMAS, è finanziato dal Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami), fondo europeo nato per progetti come l'asilo e la protezione internazionale, a cui ogni paese può attingere per coprire il fabbisogno delle richieste – spiega una lavoratrice della Questura di Roma che a fine mese sarà mandata via insieme ad altri 176 impiegati in tutta Italia – E così è accaduto anche qui in Italia. Il Fami con cui stiamo lavorando attualmente è quello del 2014/2020, ed è già stato rifinanziato fino al 2027. I soldi ci sono, L'Europa li ha messi. Nessuno di noi pensava che sarebbe stato stabilizzato, bastava anche un rinnovo, e il Ministero non si è mosso per tempo. C'è stata una forte noncuranza non solo nei nostri confronti come lavoratori, per cui non è stata spesa nemmeno una parola, ma anche verso l'utenza e il servizio". I lavoratori EMAS si occupano delle richieste di asilo da parte delle persone extracomunitarie. "Già dalle 5 del mattino stanno in fila per provare a prendere appuntamento, e non è semplice. Ora che ci mandano via chi si occuperà di loro?".
Non è diversa la situazione sul fronte di Emersione, che si occupa di sanare i rapporti di lavoro nero delle persone straniere residenti sul territorio. I lavoratori di quest'ultimo progetto stanno smaltendo le pratiche inoltrate dai richiedenti tra il 15 giugno e il 15 agosto 2020. Su 17mila solo nella città di Roma, ne sono state completate 5mila. A loro il contratto è stato prorogato di un mese: un tempo assolutamente insufficiente per completarle tutte. "Abbiamo cominciato a lavorare a marzo 2021 – dichiara un lavoratore – siamo passati da 120 a 500 convocazioni al mese. A Roma stiamo messi meglio rispetto alle altre grandi città come Napoli e Milano, siamo al 22% di completamento delle pratiche, ci manca un buon 75%. Mandarci a casa a fine marzo vuol dire creare il caos nelle prefetture e nelle questure. Dallo scorso anno andiamo di proroga in proroga, non esiste possibilità di prospettiva, futuro e organizzazione. Firmiamo la proroga sempre il giorno prima della scadenza, immaginate quindi in che condizioni lavoriamo a livello psicologico. Per smaltire tutte le pratiche ci vuole almeno un altro anno e mezzo di lavoro, bisogna trovare il modo di non interrompere questo servizio. Vogliamo avere la possibilità di continuare a lavorare".
Per i lavoratori EMAS, i sindacati Felsa Cisl, Cgil e Uil Temp hanno indetto lo stato di agitazione. "Se le cose non cambiano, saremo costretti a proclamare lo sciopero – dichiara ai microfoni di Fanpage.it Daniel Zanda Segretario Nazionale FeLSA CISL – La situazione è grave perché il Ministero si trova con una carenza di risorse di circa 5mila unità tra uffici periferici e centrali, e si viaggia a ritmi di pensionamento di decine di persone al mese. Si troverebbero sotto organico di molto, e con l'aumento dei flussi migratori nella stagione estiva la situazione rischia di diventare drammatica. Il problema che si crea non è solo occupazionale, ma anche di gestione dei flussi in entrata. Tutte le 70mila persone che sono arrivate sono passate da questo sistema. Chi le gestisce, i poliziotti? Ma questo non è il loro mestiere, e non possiamo sottrarli alle strade. C'è un problema di servizio prima che occupazionale. Ma ci sono anche 176 lavoratori di EMAS che hanno svolto un lavoro di rilievo importante, un servizio di alto livello che non viene riconosciuto. Non si può continuare a gestire una situazione con bisogni strutturali servendosi di lavoratori precari. Chi soffre poi, sono i più deboli, che si trovano con uffici mal funzionanti e non in grado di riconoscere i loro diritti. Non si può parlare di integrazione e mandare a casa le persone che rendono esigibile quel diritto. Parlare di integrazione vuol dire confermare questi lavoratori e garantire loro continuità occupazionale. Su EMAS chiediamo venga trovata una soluzione: non perdiamo la loro professionalità, interrompere ciò che hanno iniziato rende impossibile riprendere in tempi degni il lavoro".