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Vermicino, il Centro Rampi: “Dopo 40 anni c’è molto da fare sulla prevenzione”

Il 10 giugno 1981 un bambino di 6 anni, Alfredo Rampi, cadde in un pozzo artesiano a Vermicino. I soccorsi durarono 3 giorni, fino alla mattina del 13 giugno quando il bambino venne dichiarato morto. Poche settimane dopo la tragedia nacque il Centro Alfredo Rampi grazie alla tenacia della mamma Franca, che da subito lottò per creare una realtà che potesse difendere bambini e ragazzi da eventi come quello che aveva colpito il figlio, lavorando sulla cultura della sicurezza e della prevenzione. Quarant’anni dopo un bilancio delle attività del centro: “C’è ancora tanto lavoro da fare”:
A cura di Simona Berterame
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Il Centro Alfredo Rampi nacque nel 1981, in seguito al tragico evento di Vermicino in cui il piccolo Alfredo perse la vita, una storia che segnò il nostro Paese profondamente e portò all'attenzione anche il tema dell'organizzazione dei soccorsi. L'associazione prese forma grazie alla tenacia di Franca Rampi, che da subito lottò per creare una realtà che potesse difendere bambini e ragazzi da eventi come quello che aveva colpito il figlio. Di questo desiderio di riscatto si fece portavoce l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, dicendo a Franca Rampi – tuttora Presidente onorario dell’Associazione Centro Alfredo Rampi – che era il momento di dare vita a un’organizzazione seria della Protezione civile.

Da allora il Centro Alfredo Rampi si è dedicato a sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla rilevanza dei temi legati alla sicurezza e a stimolare l’impegno nel campo della prevenzione e del soccorso. I principali obiettivi statutari sono: la valorizzazione e promozione della protezione dell’ambiente (naturale e artificiale) per un miglioramento delle qualità della vita dei cittadini e per il pieno e libero godimento delle bellezze naturali; la tutela del diritto dei cittadini di vivere in un ambiente sicuro; la divulgazione dei principi della Protezione Civile, della Protezione Ambientale e della Sicurezza negli ambienti di vita; il supporto agli organi di governo, sia nazionali che locali, nell’attuazione di quanto previsto da Leggi e regolamenti vigenti in materia di Protezione Civile, Sicurezza e Protezione Ambientale.

Il bilancio 40 anni dopo

Se sul versante della prevenzione c'è ancora molto da lavorare, su quello dei soccorsi si sono fatti molti passi in avanti. Questo in estrema sintesi è il bilancio fatto da Daniele Biondo, psicoanalista, del direttivo del “Centro Alfredo Rampi”, a quaranta anni dalla tragedia di Vermicino. "Noi abbiamo lavorato molto in questi anni, abbiamo raggiunto centinaia di ragazzi e bambini in corsi di autoprotezione, seminari e campeggi – racconta Biondo – ovvero esperienze per far sviluppare anche ai più piccoli capacità di sopravvivenza in situazioni di pericolo". Il Centro Alfredo Rampi oggi è un riferimento nazionale sulla prevenzione però c'è ancora tanto da fare perché "una piccola associazione non può farcela da sola".

Il primo robot soccorritore

Nel campo della prevenzione scende in campo anche la tecnologia. Nel giro di un anno dovrebbe essere pronto il prototipo di un robot in grado di salvare persone precipitate nei pozzi. Un progetto portato avanti da Tullio Bernabei, uno dei soccorritori di Vermicino, insieme ad un gruppo di studiosi dell'Università dell'Aquila. Si tratterà di un kit con un treppiedi che verrà posizionato sul pozzo e da lì sarà in grado di scendere per recuperare il ferito. Il robot potrà operare in spazi estremamente ristretti, tra 25 ai 40 centimetri ovvero dove non è in grado di operare un soccorritore a testa in giù.

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