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“Te la ricordi Lella”: Piotta e la nuova versione di un cult della canzone romana

Negli studi di Fanpage.it Edoardo De Angelis e Piotta per raccontare come è nata “Lella… e poi”, un aggiornamento del classico della canzone romana che cinquant’anni dopo mantiene intatto il suo fascino e il suo successo.
A cura di Valerio Renzi
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"Te la ricordi Lella quella ricca, la moje de Proietti er cravattaro". È l'inconfondibile incipit di Lella una delle canzoni romane più amate che ha appena compiuto cinquant'anni, che Tommaso Zanello in arte Piotta, ha deciso di reinterpretare e attualizzare incidendo Lella… e poi. Una scelta in cui il rapper romano si è fatto accompagnare da Edoardo De Angelis, che del testo di Lella è stato l'autore.

"La prima volta che ho scoperto il brano in questione, è stato comprando un vinile a Porta Portese di Lando Fiorini. – racconta Piotta – Solo dopo ho scoperto che si trattava di una versione successiva, e così sono arrivato alla musica di Edoardo De Angelis, cercando i suoi dischi. – racconta -Poi anni fa l'ho incontrato una prima volta a Radio Città Futura dove facevo un programma rap e hip hop ed Edoardo era ospite e ho detto subito ‘voglio conoscerlo', perché è un artista e un autore che stimo".

Fino a qui un rapporto di conoscenza causale, tra musicisti nella stessa città, che "è diventato ora qualcosa di molto più concreto umanamente ed emotivamente". Il rap romano della prima ora ha da sempre un debito con la canzone tradizionale, e con Gabriella Ferri in particolare, la scelta di mettere mano a un testo così iconico come quello di Lella viene quindi da lontano: "L'idea a monte di tutto ciò viene dalla prima crew di hip hop romano, ovvero Ottavo Colle Roma. Ne facevo parte io, i Colle der Fomento, Julie P, Phella e Ice One. L'idea nostra era di tradurre il rap afroamericano in una formula musicale che avesse quella componente ritmica, ma che avesse un linguaggio, nei testi e anche nei suoni, più vicina a quella che è la nostra realtà, nelle citazioni, negli scratch, nel campionamento di alcuni pezzi tradizionali".

Ma non è uguale campionare un anonimo stornello o metter mano a una canzone scritta e arrangiata da autori con cui ci si può (fortunatamente), ancora confrontare anche "per capire bene quella storia che da piccolo canti a squarcia gola, ma che magari non comprendi fino in fondo nella sua drammaticità". Cantata da tanti interpreti della canzone romana, Lella è entrata della tradizione, pur essendo un pezzo di cantautorato a tutti gli effetti. Ma perché proprio questo brano cinquant'anni dopo è ancora così tanto amato? "È una domanda che mi sono fatto anche io. – risponde De Angelis – Intanto Lella è stata la prima canzone che abbiamo scritto che è stata pubblicata, c'è un fattore di fortuna del principiante che non trascurerei. Lella nasce da diverse suggestioni, anche musicali. La strofa è ispirata musicalmente a Saigon Bride di Joan Baez, forse questo arpeggio così americano dava più forza all'impianto folk della canzone. Poi per il tempo in cui è nata, inizio anni Settanta, era forse una canzone diversa da quelle che si ascoltavano in giro".

E poi c'è la forza della città, che l'ha continuata a cantare di generazione in generazione. De Angelis non è geloso delle sue strofe, e quando Piotta lo ha contattato per discutere del suo progetto si è subito appassionato: "Sono convinto che la contaminazione sia importante, e che gli artisti debbano tenere porte e finestre spalancate, confrontarsi, perché così nascono nuove cose e spero che da questo incontro con Tommaso nasca proprio qualcosa di nuovo".  "Al contrario Piotta era molto preoccupato dal maneggiare quello che lui, e non solo lui, considera un capolavoro:  "Ho immaginato questo finale qua: sono passati cinquant'anni, questa persona ormai è anziana, ma comunque è rimasto il ragazzo di vita pasoliniano della canzone originale. Quindi sa benissimo che quel luogo ha cambiato per sempre la vita della vittima e anche la sua, ma ha una maniera di chiedere perdono che non ci aspettiamo, in maniera sfrontata va davanti a Dio e gli dice ‘aprime, famme salì che pago er conto e chiudiamo sta storia per sempre'. Quindi è consapevole dell'errore, ma vuole pagare a modo suo".

Piotta ha aggiunto un pezzo in più alla storia raccontata da De Angelis, quello che però continua a essere assente è il punto di vita di Lella nella narrazione, la sua storia. "Per darle voce, per immaginare i suoi pensieri e le scelte, servirebbe ovviamente una donna, penso ad esempio a Fiorella Mannoia", dice Piotta. De Angelis dal canto suo non nasconde come "più volte la canzone è stata contestata dai movimenti femministi", ma "abbiamo sempre spiegato che è una storia, un noir, dove non c'è nessun compiacimento". E se qualcuno raccontasse Lella: "Di lei ci sono pochi tratti nella canzone, ognuno la può immaginare come vuole. Questa storia non è mia, ma di tutti".

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