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Stupro di Capodanno, le parole della vittima di 16 anni: “La mattina dopo c’è chi mi ha detto put**ana”

Dalle pagine della richiesta di processo immediato per uno degli accusati emergono le prime testimonianze della ragazza violentata in una villetta di Primavalle la notte di Capodanno: “La mattina dopo quando mi sono alzata c’era chi mi ha detto che ero una puttana”.
A cura di Redazione Roma
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La ragazza di sedici anni violentata la notte di Capodanno 2021, parla tramite le carte dell'inchiesta. Figlia di un diplomatico, si trovava in quella villetta alla periferia Nord di Roma dove si erano incontrate diverse comitive con l'idea di consumare stupefacenti e, per alcuni di loro, di fare sesso con le ragazze presenti. Ora la Procura ha chiesto il giudizio immediato per Patrizio Ranieri, uno dei due imputati maggiorenni all'epoca dei fatti coinvolto, mentre altri due ragazzi sono in attesa della decisione del Tribunale dei Minori.

"Penso che mi abbiano presa e portata via, ho provato a dire qualcosa, ho provato a fare delle resistenze, perché non penso di essere stata in condizione di fare più di tanto. Non so se ero sveglia o meno durante quello che mi à accaduto. Mi ricordo bene l'inizio, che stavo in una stanza, dei ragazzi mi stavano toccando. Non so di chi fossero le mani… Credo che fossero tre, erano aggressivi (…). Mi toccavano il collo, i capelli, dovunque, le gambe, le braccia (…)", si legge nella deposizione riportata oggi sulle pagine del Corriere della Sera.

La mattina dopo si sveglia e lentamente capisce quello che è accaduto. Nella villetta c'erano circa dieci persone, "c'era chi mi aveva dato della puttana", spiega, "mi sa che pensavano che avevo fatto questo cosa coscientemente, anche se io non avevo capito niente". Aveva bevuto la sedicenne, e fumato qualche canna, ma secondo lei non abbastanza per perdere in questo modo la coscienza: "Non ho idea se mi hanno messo qualcosa nel bicchiere. Ho perso il controllo di me stessa".

Poi il papà dell'amica con cui è arrivata alla festa le viene a prendere: "Mi sono messa a piangere Il papà dell'amica le vede dei lividi sulle gambe: gli ho detto che ero caduta dalle scale. Perché non volevo dirgli ‘penso che mi hanno stuprata'. Mi sentivo un po' schifata, stavo troppo male". La ragazza va a denunciare il 2 gennaio accompagnata dai genitori, ore di deposizione che terminano dopo la mezzanotte e che terminano con l'identificazione dei ragazzi accusati di averla violentata. "Sto troppo male ora, ho la nausea, non voglio più parlare", dice alla fine. Nei giorni successivi arriveranno gli insulti degli amici dei presunti stupratorie le pressioni della famiglie perché aveva denunciato. Ancora non lo sapeva ma la strada per essere creduta e sostenuta nonostante i lividi e le lesioni era ancora lunga.

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