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Si muore in strada ma la crisi ha lasciato 4000 case vacanze vuote all’Esquilino

Sono undici i senza tetto morti in strada a Roma negli ultimi tre mesi. L’ultimo dei quali ieri alla Magliana. Sotto i portici del cuore dell’Esquilino è aumentato con la crisi innescata dal Covid il numero dei senza casa che vi trovano rifugio. Il paradosso è che proprio nel quartiere alle spalle della Stazione Termini con il turismo fermo ci sono almeno 4000 case vuote.
A cura di Sarah Gainsforth
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Come ogni anno a Roma si muore di freddo. Sono undici le persone senza fissa dimora finora decedute in strada nella Capitale. A piazza Vittorio i senza tetto affollano in numero sempre maggiore giardini e portici. Eppure le risorse per risolvere il problema non mancano, e il nuovo panorama della città è fatto di migliaia di case per turisti vuote a causa della crisi Covid, in particolare all'Esquilino. L’anno scorso Fanpage denunciava il mancato impegni di 3 milioni di euro di fondi strutturali europei che il Comune di Roma ha a disposizione per progetti abitativi per persone senza dimora. A distanza di un anno, poco è cambiato. Intanto il dramma dei senza dimora si è acuito: «Oltre ad aumentare numericamente, si sono scontrati con una contrazione dei servizi che venivano loro rivolti», scrive la Caritas nell’ultimo rapporto annuale sulla povertà a Roma.

A Piazza Vittorio le proteste e la solidarietà dei residenti

Così, nel vuoto di risposte, i portici di Piazza Vittorio si sono riempiti di persone senza fissa dimora. «Quest’anno non ci sono neanche i 20 posti per l’accoglienza notturna alla stazione Termini a causa del Covid, perché il Comune non riesce a fare i tamponi» dice a Fanpage Letizia Cicconi, residente del rione. Circa 500 residenti dell’Esquilino hanno firmato una diffida diretta alla sindaca Virginia Raggi per l’applicazione del regolamento di polizia urbana, “per la sicurezza urbana, l’igiene e il decoro di Piazza Vittorio”. Perché, se non ci sono risposte per l’emergenza sociale, c’è però un regolamento che vieta comportamenti ritenuti offensivi tra cui “bivaccare” in luoghi pubblici. La risposta del Campidoglio è dunque stata l’identificazione, da parte dei vigili urbani, di 20 persone, a cui sarebbe stata offerta assistenza alloggiativa.

Nel quartiere non mancano le iniziative solidali. Il gruppo Portici Aperti negli anni ha provato a tamponare l’emergenza. «Da tempo seguiamo le persone senza dimora che gravitano nel quartiere – racconta Letizia Cicconi – L’anno scorso ci siamo occupati di un ragazzo pakistano senza fissa dimora con disturbi psichici. Lo abbiamo accompagnato al Santo Spirito insieme agli operatori della SOS da noi attivati, e ci siamo resi conto che il reparto di psichiatria è pieno di giovani migranti con problemi psicologici. È chiaro che questi giovani sviluppano forme di disagio gravi se vengono lasciati in queste condizioni, in assenza di percorsi di inclusione. Abbiamo seguito anche una ragazza con problemi simili che dormiva nel parco a Colle Oppio. Le abbiamo trovato un posto in una casa famiglia, adesso sta bene e sta cercando un lavoro. M le storie sono tante, tantissime» racconta Cicconi. Al momento i residenti stiamo seguendo 30 famiglie in difficoltà con pacchi alimentari e aiuti di altro genere grazie alla collaborazione dei supermercati e della farmacia locale. «Recentemente a queste 30 famiglie se ne sono aggiunte altre cinque. Sono storie di persone che hanno perso il lavoro, che non sanno come pagare l’affitto, le bollette. Noi facciamo il possibile». Sono i nuovi poveri che rischiano di andare ad aumentare ulteriormente il numero di persone senza una casa.

4.000 case vacanze vuote solo all’Esquilino

Le case di certo non mancano. Proprio l’Esquilino è il quartiere con il più alto numero di case vuote della Capitale. A leggere i dati sugli Airbnb, la maggior parte si trova proprio qui: 3.772 case sono case vacanza, oggi vuote. Sono i dati di una prima indagine degli studenti del Corso di "Progettazione Urbana e Ambientale" Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio della Sapienza, che hanno mappato gli Airbnb intorno a Piazza Vittorio. I dati, da verificare, indicano che il rapporto tra i posti letto totali offerti su Airbnb rispetto al numero di residenti è del 41%, ovvero il rapporto è di 4 a 10. Roma conta circa 20.000 annunci di case su Airbnb. Grazie alla vicinanza della Stazione Termini, negli ultimi anni l’Esquilino ha attirato l’attenzione di investitori che hanno acquistato decine di case da affittare a turisti. Adesso il sito Immobiliare.it elenca 431 case in vendita e 234 in affitto all’Esquilino. E nonostante molti siano aperti, gli alberghi sono vuoti. Alcuni sono in vendita: a Roma se ne contano una settantina, di cui 20 all’Esquilino, su Immobiliare.it. Perlopiù si tratta di interi edifici.

La proposta: senza tetto negli alberghi

Insomma le strutture non mancano. La Comunità di Sant’Egidio, che insieme a Caritas ospita 1.700 persone, il doppio dei posti letto approntati dal Comune – scriveva il 9 gennaio l'organizzazione – ha chiesto alle istituzioni la disponibilità di edifici e stabili pubblici, di alberghi e altre strutture chiuse per il Covid, e la messa disposizione di appositi contributi per i proprietari. «Molti albergatori stanno mettendo a disposizione le proprie strutture autonomamente, con grande generosità – fa sapere Sant’Egidio a FanPage – Se esiste una rete di solidarietà, manca però una strategia abitativa complessiva e una sinergia tra enti e istituzioni sul tema». La Comunità di Sant’Egidio ha anche aperto, per l’ospitalità notturna, la chiesa di San Calisto a Trastevere, che attualmente ospita 20 persone, e avviato alcuni progetti (tra cui “Housing First” e “Riparto da casa”) per fornire risposte alloggiative alle persone fragili e ai senza dimora. «Su 200 persone ospitate a San Callisto nessuna è tornata in strada. Sono stati trovati posti in dormitori, qualcuno è tornato in famiglia, qualcun altro è andato ad abitare insieme ad altri in affitto» fa sapere Sant’Egidio. Perché, mentre la povertà aumenta visibilmente in tutta la città, le istituzioni non possano fare altrettanto?

Federlaberghi ha ribadito la disponibilità ad accogliere i senza dimora nelle proprie strutture. «Ma è l’amministrazione che deve farsi sentire, non possiamo sostituirci alle istituzioni» ha dichiaro pochi gironi fa il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, all’Agenzia Dire. Ad oggi nessuna richiesta è ancora pervenuta dal Comune di Roma, ci fa sapere Federalberghi.

Il 13 gennaio il Comune di Roma ha fatto sapere di aver attivato 1065 posti letto, saliti ieri a 1200. «L’impegno dell’Amministrazione è massimo e costante per aumentare i posti di accoglienza per persone senza dimora: abbiamo oltre 1200 posti attivi di accoglienza notturna, in strutture adeguate e attrezzate H15 e H24. Tengo sempre a ringraziare le molte associazioni che con i fondi capitolini gestiscono le strutture di accoglienza e le mense sul territorio cittadino. Fare rete è fondamentale e il Comune non ha mai fatto mancare impegno e azioni concrete», dichiara l'assessora alla Persona, Scuola e Comunità Solidale di Roma Capitale Veronica Mammì.

Il grande assente (come al solito) è il Campidoglio

Se i fondi, le case e gli alberghi vuoti non mancano, il grande assente è il Comune di Roma. «L’emergenza legata alla presenza di persone senza dimora in piazza Vittorio è diventata tale per la completa mancanza di un piano strategico da parte del Campidoglio» scrive in una nota Sabrina Alfonsi, presidente del Primo Municipio. «Eppure non era difficile da prevedere. Non a caso esistono ben 4 sollecitazioni da parte nostra (la prima datata 11 agosto) che allertavano la Sindaca sulla situazione esplosiva che si sarebbe venuta a creare da lì a pochi mesi». Contro questa incapacità, e grazie alle esperienze solidali e di volontariato nel rione, il Muncipio ha attivato «diversi percorsi personalizzati di accoglienza in Hotel e B&B tra cui dieci destinati a persone che stazionavano nella piazza, attivando inoltre il centro di accoglienza di Via Sabotino» scrive Alfonsi. E sono ormai 80 le associazioni e gli enti no profit che hanno aderito al Patto di Comunità promosso dal Primo Municipio con l’obiettivo di fornire un coordinamento alle attività di solidarietà che si sono attivate durante la pandemia per tamponare l’emergenza sociale.

Già a maggio scorso Alfonsi sottolineava la necessità di una politica forte per riabitare le case sfitte del centro di Roma. I fondi ci sono, ma il Comune non riesce a erogarli. Per il bonus affitto la Regione Lazio ha stanziato 27 milioni di euro. Ma a metà dicembre il Comune di Roma ha erogato meno del 10% dei contributi straordinari richiesti, prima dell’estate, da 49.000 famiglie. Per questo, in un comunicato unitario, i sindacati della casa hanno chiesto la proroga di sei mesi, fino al 30 giugno, per il blocco degli sfratti. Nel mezzo di una pandemia, «sarebbe stato impensabile e inumano mettere sulla strada, già dal primo gennaio, migliaia di famiglie con esecuzioni forzate ed in assenza di alternative immediate con passaggio da casa a casa» scrivono in un comunicato congiunto Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini. «Ci opponiamo fermamente a qualsiasi tentativo di modifica della norma sulla sospensione già in vigore senza immediate e praticabili alternative e con il rischio di aggravare i conflitti sociali» prosegue il comunicato.

Un’altra misura introdotta sette anni fa, il buono casa, un sussidio che dovrebbe coprire interamente il costo dell’affitto – inizialmente fino a 800 euro, poi abbassato a 500 – per chi è in emergenza abitativa, non funziona per la scarsa capacità dell’amministrazione di reperire immobili e mediare tra proprietari e inquilini. Se, come succede a Roma, la ricerca della casa è delegata alle famiglie senza reddito o garanzie da parte del Comune, difficilmente i proprietari si fideranno. Insomma senza una reale volontà politica che si traduca in percorsi di accompagnamento gli strumenti che potrebbero servire a risolvere l’emergenza abitativa, e a riabitare le case vuote, non funzionano. E i fondi stanziati non vengono spesi.

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