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Scavi alla Casa del Jazz per il giudice Paolo Adinolfi: “C’era un passaggio dalla cantina alle catacombe”

Continuano gli scavi alla Casa del Jazz: presente ogni giorno il figlio del giudice Paolo Adinolfi, Lorenzo. A raggiungere la casa anche un ex inquilino: “C’era un passaggio che dalla cantina portava alle catacombe”.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra Adinolfi, a destra le ricerche giovedì scorso sotto alla Casa del Jazz.
A sinistra Adinolfi, a destra le ricerche giovedì scorso sotto alla Casa del Jazz.

Sono ripresi questa mattina gli scavi alla Casa del Jazz dove gli inquirenti sono al lavoro con i cani molecolari alla ricerca dei resti del giudice Paolo Adinolfi (e, secondo alcuni, anche quelli di Emanuela Orlandi). Presenza costante nel corso degli accertamenti è il figlio di Adinolfi, Lorenzo, che ha dichiarato: "C'è solo da aspettare: noi siamo qui solo con una speranza enorme, ma per noi è anche un dolore infinito".

Gli scavi sono iniziati giovedì scorso, dopo 29 anni di segnalazioni da parte dell'ex giudice Guglielmo Muntoni che aveva avanzato l'ipotesi di ritrovare, fra i cunicoli sotterranei che si trovano sotto alla Casa del Jazz, resti dei Adinolfi, scomparso nella giornata del 2 luglio 1994. In queste ore si sta continuando a scavare nel punto in cui sabato mattina sono stati realizzate le scansioni e i rilevamenti. A svolgere le verifiche i carabinieri, guardia di Finanza e Polizia.

Le parole dell'ex inquilino: "Una cantina è collegata alla catacomba"

Oltre alla voce del figlio del giudice, questa mattina si è aggiunta anche quella di Franco Piacentini, ex inquilino di Villa Osio, oggi Casa del Jazz. Piacentini aveva vissuto nell'immobile almeno dieci anni prima che diventasse proprietà di Enrico Nicoletti, ritenuto il cassiere della Banda della Magliana.

"Ho abitato qua dal 1948 al 1968, mio padre lavorava per Osio. In fondo c'era la casa, ora hanno fatto uno studio di registrazione. Lì c'era un salone dove si facevano le feste e poi una cantina. Una trentina di scalini e c'era un'altra scala che consentiva di accedere per arrivare fino alle catacombe – ha spiegando, ricordando la composizione della villa – Per me qualche cosa sotto ci deve essere: hanno chiuso subito, proprio lì, dove c'era l'accesso alla cantina tramite una botola che portava fino alle catacombe. Ai miei tempi ci mettevamo le bottiglie del vino, perché era fresca la cantina".

Il figlio del giudice Adinolfi: "Provo dolore ma anche speranza"

Speranza e dolore: queste le emozioni del figlio del giudice Paolo Adinolfi ancora in attesa, dopo 31 anni, davanti alla Casa del Jazz, a pochi passi dall'inizio di via Cristoforo Colombo. Non nasconde le sensazioni che prova, ma non nasconde neppure la delusione a giornalisti e giornaliste. "Vi sorprendete di vedermi qua ogni giorno. Ma quello che stanno cercando era mio padre. Per me è normale – spiega – Noi siamo le vittime di questa storia. E abbiamo sempre cercato di essere parte attiva. Dispiace, invece, che per i trenta anni precedenti non si sia mai visto nessuno. Per l'anniversario dei 20 anni abbiamo dovuto pagare noi gli spazi sui giornali per ricordare papà", ha poi concluso.

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