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Peste suina a Roma, le ultime notizie

Peste suina, i 120 animali salvati dalla Sfattoria saranno abbattuti: arrivata la conferma dalla Asl

Sono più di 120 gli animali del rifugio della Sfattoria degli Ultimi che verranno abbattuti: l’ordinanza è arrivata oggi. Già pronto il ricorso al Tar.
A cura di Beatrice Tominic
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Nella foto un'attivista di Disobbedienza Animale alla Sfattoria degli Ultimi.
Nella foto un'attivista di Disobbedienza Animale alla Sfattoria degli Ultimi.
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La Asl ha notificato l'ordinanza che prevede l'abbattimento di suini e cinghiali della Sfattoria degli Ultimi, rifugio in via Arcore, in zona Flaminia. A comunicarlo è lo stesso rifugio con una nota: "Con il più triste sentimento che si possa provare, informiamo tutti che abbiamo appena ricevuto da parte della Asl Roma 1 la notifica di abbattimento di tutti gli animali della Sfattoria. I nostri legali stanno già provvedendo a inoltrare il ricorso al Tar contro l'ordinanza. Ora più che mai vi preghiamo di aiutarci, in ogni modo. Grazie".

L'ordinanza riguarda anche in cinghiali e i suini della Sfattoria: il rifugio si trova proprio nella zona di Roma Nord, considerata infetta per la peste suina africana del Lazio. Dopo il primo caso, rilevato in un cinghiale del Parco dell'Insugherata il 5 maggio scorso, questa malattia che colpisce soltanto i suidi ha continuato ad interessare la regione espandendosi: oltre alla cosiddetta zona rossa, sono stati rilevati casi di cinghiali affetti da peste suina anche nel reatino. Fra i vari provvedimenti, c'è anche la decisione di abbattere i capi della zona rossa che, però, comprende il territorio in cui si trova la Sfattoria.

L'abbattimento di suini e cinghiali nella Sfattoria degli Ultimi

La notizia della notifica dell'ordinanza è arrivata oggi dopo che già a fine luglio la Asl aveva preallertato verbalmente i gestori del rifugio della Sfattoria degli Ultimi. I suidi che vivono nel rifugio erano già allora a rischio abbattimento, nonostante siano regolarmente microcippati e iscritti alla Asl come animali non DPA, cioè non destinati alla produzione alimentare. Come anticipato, però, la Sfattoria si trova nella zona rossa di Roma Nord tracciata per contenere la malattia e, proprio per questa ragione, secondo l'ordinanza, anche gli animali che vivono al suo interno dovranno essere abbattuti, fatta eccezione per due capi che la proprietaria del rifugio dovrà indicare, consentendone l'identificazione e dichiarandone la sede di detenzione.

La reazione di Lav

Non appena appresa la notizia, anche Lav, Lega Anti Vivisezione, è intervenuta sulla vicenda: "Abbiamo dato fin da subito il nostro supporto alla Sfattoria, diffidando l’ASL dal procedere con l’abbattimento in quanto ingiustificato e non necessario, e rinnoviamo il nostro sostegno che daremo anche con il nostro Ufficio Legale per un immediato ricorso al TAR che a nostro avviso blocca la disposizione. Chiediamo l'intervento del Presidente della Regione Lazio Zingaretti e dell'Assessore regionale D'Amato perché strutture come quella della Sfattoria di Roma sono anche realtà preziose che offrono una seconda opportunità ad animali sequestrati, vittime di maltrattamenti o sfruttamento, e che svolgono quindi una funzione sociale e pubblica, oltre che educativa, di grande valore – dichiara Gianluca Felicetti, Presidente LAV – Realtà che si fanno carico di spese che altrimenti dovrebbero essere sostenute dalle Amministrazioni pubbliche". In questi luoghi, rifugi e santuari per animali, i visitatori possono incontrare gli animali, guardare come si muovono e comportano nel posto che per loro è casa e creare un legame con loro: suini, come in questo caso, ma anche altre specie.

Per concludere, contro le norme in vigore, hanno aggiunto: "Rinnoviamo infine la richiesta, già inviata formalmente alla Direzione Generale del Ministero della Salute, di eliminare il limite di due suidi non DPA, pensato per privati ma non applicabile a rifugi e centri di recupero animali, decisione che contraddice il passo avanti fatto dal Ministero a febbraio scorso con il riconoscimento di questa nuova categoria di suidi, sempre più riconosciuti come animali familiari".

Le dichiarazioni di Oipa

Anche Oipa, l'Organizzazione internazionale protezione animali, appresa la notizia si è espressa in merito. "La peste suina africana, diffusa assai limitatamente, è una malattia virale che colpisce i suini domestici e selvatici e non si trasmette all’uomo, dunque non sussiste alcun pericolo per la salute umana – ha di nuovo precisato il presidente dell’Oipa, Massimo ComparottoCi chiediamo dunque perché l’Azienda sanitaria abbia preso questa tragica decisione. E, se necessario, lo chiederemo anche nelle Aule giudiziarie".

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