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Covid 19

Perché Roma e il Lazio non passeranno da zona gialla a zona arancione

Nelle prossime ore molto probabilmente alcune Regioni italiane passeranno dalla zona gialla alla zona arancione o rossa. Nell’elenco non è inserito il Lazio, i cui indicatori dell’andamento del contagio sono ancora buoni rispetto a quelli di molte altre Regioni. Tuttavia a preoccupare è ancora l’incremento dei ricoveri negli ospedali.
A cura di Enrico Tata
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Nelle prossime ore alcune Regioni italiane passeranno probabilmente da zona gialla a zona arancione o rossa e questo vorrà dire ulteriori restrizioni. Si tratterebbe di Abruzzo, Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana. Sono già zone arancioni la Sicilia e la Puglia e sono già zone rosse la Lombardia, il Piemonte, la Calabria, la Valle d'Aosta e l'Alto Adige. Resteranno gialle, a meno di sorprese, Friuli, Marche, Molise, Basilicata, Sardegna, Veneto e il Lazio. Il consulente scientifico del ministro della Salute, Walter Ricciardi, ha sollevato anche il problema delle grandi aree metropolitane, dove, a suo dire, andrebbe decretato immediatamente il lockdown e ha fatto riferimento soprattutto alle situazioni di Napoli, Milano, Genova e Torino. Anche in questo caso, per il momento, Roma viene esclusa.

I numeri del Lazio: perché non passerà a zona arancione, per ora

Verranno pubblicati nelle prossime ore gli aggiornamenti sui 21 indicatori che automaticamente classificano le regioni in base alle aree di rischio (gialla, arancione e rossa). Gli ultimi dati comunicati dalle Regioni ed elaborati dagli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità, si ricorda, sono quelli dell'ultima settimana di ottobre. Sappiamo già che l'indice Rt (l'indice di trasmissibilità del virus) nel Lazio è attualmente a 1.3 (dato comunicato dall'assessore D'Amato ieri). Questo prefigura uno Scenario di tipo 3, per usare la terminologia dell'Iss, che si ha quando l'Rt regionale è sistematicamente compreso tra 1,25 e 1,50. Lo Scenario 4 si ha quando l'Rt è superiore a 1,50. Nell'ultima rilevazione a cui fanno riferimento le tabelle utilizzate dell'Iss per la classificazione delle aree l'Rt del Lazio era più alto, a 1,43.

Gli altri indicatori della Regione amministrata da Nicola Zingaretti, inoltre, sono buoni rispetto a quelli di molte altre regioni italiane: il Lazio fa molti tamponi, ha una buona capacità di tracciamento, il sistema sanitario per il momento regge ed è bene organizzato, il numero del personale impegnato nel contact tracing è adeguato e i dati vengono forniti tempestivamente. C'è un indicatore, fra tutti, che viene segnalato come rischioso: il rapporto tra casi positivi e test effettuati. Questo perché, sebbene il Lazio sia complessivamente una delle regioni con un più basso rapporto tra casi testati e casi positivi, circa il 9/10 per cento, nell'indicatore preso in esame dall'Iss vengono analizzati solo i tamponi effettuati in condizioni normali e non di screening preventivo (in altre parole i tamponi effettuati negli screening di massa sulle scuole, ad esempio, non vengono calcolati). In ogni caso, ribadiamo, il Lazio è comunque una delle Regioni con un più basso rapporto tra test e casi positivi.

A preoccupare è l'aumento dei ricoveri: guai se crescita non si ferma

A preoccupare, però, è un altro dato, che non è riferito ad oggi, ma al futuro: secondo gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità c'è più del 50 per cento che nei prossimi trenta giorni nel Lazio ci sia "un'escalation ad alto rischio" e questo potrebbe comportare problemi di affollamento nei reparti ordinari e nei reparti di terapia intensiva della rete regionale. La speranza è che le misure intraprese fino ad ora possano riuscire a piegare la curva per scongiurare che ciò avvenga. Lo stesso presidente Zingaretti ha dichiarato che "se non si ferma curva del virus l'intero sistema italiano e anche quello del Lazio va in tilt. Se non si dovesse fermare la curva ci sarebbe un problema molto serio di ospitalità e di contenimento del sistema sanitario. Ci auguriamo e lavoriamo affinché le misure facciano rallentare la curva". Il Lazio ha recentemente attivato nuovi posti letto dedicati a pazienti Covid: in totale ce ne sono a disposizione 5.300, di cui 900 di terapia intensiva. Attualmente sono ricoverati 2686 pazienti (dati aggiornati all'8 novembre) e 237 sono i pazienti ricoverati in terapia intensiva. Questi posti letto sono stati creati ipotizzando uno scenario di crescita dei contagi fino a fine novembre. Se la curva non dovesse appiattirsi prima di allora, saranno guai, per stessa ammissione dei vertici regionali. Da qualche giorno, tuttavia, l'aumento dei contagi sembra essersi stabilizzato intorno ai 2.500 casi giornalieri. Tanti, ma il trend di aumento si sarebbe praticamente fermato. In questo senso, per confermare il dato, saranno decisivi i bollettini dei prossimi tre giorni.

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