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Omicidio di Ponte Mammolo: Mihai forse ucciso per la mancata spartizione del bottino di una rapina

I killer che hanno ucciso Roman Stafan Mihai hanno sparato quattro colpi di pistola da una motocicletta in corsa. Il trentatreenne era stato già minacciato di morte a giugno. Nella Capitale è caccia ai sicari: il movente sarebbe da ricercare nella mancata spartizione dei proventi di furti e rapine.
A cura di Emilio Orlando
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Criminali dell'est, agguerriti come la malavita romana. Un regolamento di conti nell'ambito della criminalità predatoria straniera, dietro l‘esecuzione di Ponte Mammolo. È la principale ipotesi che gli inquirenti della Procura stanno seguendo. Le indagini sono seguite dai carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci. Il delitto è avvenuto martedì sera dopo le 20.00, in via Francesco Selmi, davanti a una farmacia. L'arrivo degli assassini, in sella ad una moto di grossa cilindrata è stata ripresa da alcune telecamere di videosorveglianza, così come alcune fasi della sparatoria sono state immortalate, insieme alla fuga nei frame dei video. Prima di far fuoco su Mihai, il passeggero lo ha chiamato per nome. Quando l'uomo di nazionalità romena si è voltato, ormai chiuso senza scampo tra un marciapiede ed un muro, lo hanno ucciso.

Subito dopo l'omicidio gli investigatori hanno ricostruito il profilo della vittima e i suoi precedenti penali, così come chi frequentava e quali relazioni intrattenesse fuori e dentro il quartiere. L'ipotesi è che dietro un lavoro pulito di muratore e operaio edile, nascondesse la partecipazione ad attività criminali. Al cantiere durante il giorno, rapinatore e ladro la notte. Furti anche importanti che metteva a segno con complici connazionali e italiani. E forse proprio la mancata spartizione del bottino sarebbe il movente dell'omicidio. Questa al momento la pista investigativa più promettente.

Non si esclude che gli assassini possano aver agito su commissione e che siano stati incaricati di compiere il delitto da altri. Forse la vittima, aveva già raccontato a qualcuno i suoi timori di venire ucciso, facendo anche i nomi dei killer che conosceva perché già era stato minacciato da loro. Rimane esclusa la pista della droga che, almeno questa volta, in un quartiere dove il narcotraffico è il business che va per la maggiore, non fa da cornice all'esecuzione. Emerge anche questa volta, che tra la malavita straniera e quella locale di Ponte Mammolo e Rebibbia, potrebbero essere mersi dissapori. Quelli della "vecchia guardia" che hanno "arruolato" manodopera straniera a cui commissionare i furti, sono stati quasi definitivamente scalzati dalle nuove leve provenienti dall'Est Europa, che sono da subito apparsi molto scaltri e molto più violenti anche nel mettere a segno i furti che spesso degenerano in rapine sanguinose. Nei prossimi giorni verranno comunicati ai magistrati titolari dell'inchiesta, i risultati parziali dell'autopsia e di altri esami che sono stati disposti sul cadavere, che contribuiranno ad aggiungere elementi investigativi.

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