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Noi che non prendiamo il taxi, ma viaggiamo in bus e in metro: la politica non ci vede

Un dibattito sul trasporto pubblico avvitato sui bisogni dei turisti e delle aziende, e allo stesso tempo ostaggio dell’aggressiva lobby dei tassisti che terrorizza la politica. Ma invece di noi che prendiamo il bus, la metro e i treni regionali sembra non importare niente a nessuno.
A cura di Valerio Renzi
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A Roma ci sono pochi taxi. È l'effetto di aver appaltato completamente un servizio pubblico (perché di questo si tratta) a piccoli imprenditori di se stessi che, come tali, difendono i loro interessi prima di quelli del servizio pubblico. Una categoria in grado di organizzarsi in una lobby temibile che, al contrario degli autisti del bus o dei ferrovieri, non conosce precettazione.

Nella capitale a volte non ci sono proprio i taxi. E la colpa non è dei tassisti, ma di una politica che da decenni non interviene per riordinare il servizio. Non per pigrizia ma per interesse. E ora che di aumentare le licenze non si può più fare a meno i caporioni delle auto bianche, più simili ai sindacati americani degli anni trenta in molti casi che a organizzazioni dei lavoratori, trattano su tutto: dalla tariffa minima alla sovrattassa per gli animali domestici nel trasportino.

E la cosa è tanto più grave, visto e considerato che di una discussione pubblica sul trasporto pubblico Roma avrebbe drammaticamente bisogno. E se non c'è dubbio che le auto bianche servono, diciamoci anche che servono quotidianamente soprattutto ai turisti, ai fruitori della città globale, a chi si sposta velocemente per lavoro e ha un'azienda che paga.

I comuni mortali continuano a sperare di riuscire a prendere una metropolitana senza che si rompa. Vedono basiti le gare per i nuovi tram andare deserte, e si interrogano sul mistero dei "bordini" delle ferrovie regionali che solo negli ultimi mesi hanno fatto saltare centinaia di corse dei treni regionali.

Pendolari, studenti, lavoratori che ogni giorno vivono la frustrazione di sapere quando usciranno di casa, ma non hanno la minima idea di quando arriveranno a destinazione. A loro la politica, il governo della città e del paese, dovrebbe dare risposte. Si intende: non dalla sera alla mattina, ma magari comunicando soluzioni e interventi meglio. Investendo anche sul personale, che è scarso, stanco, che soffre disservizi e carovita quanto i passeggeri che trasporta.

Perché se i taxi sono importanti, lo sono soprattutto come servizio necessario alle fiere, ai convegni, alla presenza dei turisti alto spendenti e così via, noi senza metro e senza autobus a lavoro non ci arriviamo, a scuola non ci possiamo andare.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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