Nettuno, sicari sparano al boss Antonello Francavilla e a suo figlio di 16 anni: indaga l’antimafia

Spari a Nettuno, litorale a sud di Roma. Un uomo e suo figlio di 16 anni sono raggiunti da alcuni colpi di pistola. Si tratta di Antonello Francavilla, un personaggio di spicco della criminalità organizzata pugliese, al vertice del clan Sinesi-Francavilla. In particolare il ragazzo è stato ferito alla testa e al torace e per questo è stato trasferito d'urgenza in elicottero al Policlinico Gemelli di Roma. Stando a quanto si apprende, è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico e la sua prognosi rimane riservata. L'agguato è avvenuto intorno alle 12 di oggi, mercoledì 2 marzo. Il movente sarebbe riconducibile a faide tra clan rivali.
Indaga l'antimafia
Sul caso stando indagando i poliziotti della Squadra Mobile e del commissariato di Anzio, coordinati dai pm della Direzione distrettuale antimafia, che hanno aperto un fascicolo per duplice tentato omicidio. Secondo le prime ricostruzioni, due sicari avrebbero bussato alla porta, avrebbero sparato al 16enne e poi anche a suo padre. Il quarantacinquenne, boss della cosiddetta ‘Società Foggiana', si trovava agli arresti domiciliari.
Chi è Antonello Francavilla
Antonello Francavilla, originario di Foggia, è un pluripregiudicato, un personaggio di spicco della criminalità organizzata pugliese, al vertice del clan Sinesi-Francavilla, che è stato smantellato dai carabinieri durante l'operazione Gotha del 2013. Prima del ferimento si trovava ai domiciliari a scontare una condanna a tredici anni e quattro mesi di reclusione per il concorso nell'importazione di 300 quintali di hashish dal Marocco, via Spagna, a Foggia e per associazione mafiosa e a sei anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
La maxindagine antimafia a Nettuno
Due settimane fa, nell'ambito una maxindagine della dda di Roma, sono state arrestate 65 persone tra Anzio e Nettuno, accusate anche di associazione a delinquere di stampo mafioso. Farebbero parte di due gruppi criminali collegati alle ‘ndrine calabresi di Santa Cristina d'Aspromonte, provincia di Reggio Calabria, e di Guardavalle, provincia di Catanzaro. Nell'ordinanza del gip, oltre mille pagine, emergono i rapporti tra le cosche mafiose e la politica locale. Secondo il giudice, inoltre, "le intercettazioni dimostrano che i componenti della locale di ‘Ndrangheta si sono anche avvalsi della forza di intimidazione derivante dall'appartenenza al vincolo associativo per l'ottenimento degli appalti".