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Massimo Bochicchio, chiesta l’archiviazione per la moglie e il socio: “Non sapevano delle truffe”

Il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione delle posizioni della moglie, del fratello e del socio di Massimo Bochicchio, il broker che ha truffato vip del mondo dello sport per milioni di euro.
A cura di Natascia Grbic
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Massimo Bochicchio
Massimo Bochicchio

Il pubblico ministero Alessandro Di Taranto ha chiesto di archiviare le posizioni di Arianna Iacomelli, la moglie dell'uomo, il fratello Tommaso e il socio Sebastiano Zampa. Dalle indagini, riporta Il Messaggero, è emerso che nessuno di loro sapeva nulla degli affari illeciti del broker morto in un incidente sulla Salaria, e che era finito sotto inchiesta per aver truffato una trenta di persone. Le vittime, tra cui l'allenatore Antonio Conte e il calciatore El Shaarawy, hanno circa venti giorni per opporsi all'archiviazione.

Per il pubblico ministero, Zampa "nel corso delle indagini è stato ripetutamente intercettato mentre conversava su utenze anche estere con Bochicchio e con Errani. Da queste intercettazioni emerge come Zampa venisse rassicurato da Bochicchio del prossimo integrale ristoro degli investitori e della possibilità di rientrare a brevissimo a Roma senza particolari apprensioni. Da ciò si desume l’assenza di consapevolezza in capo a Zampa del carattere eventualmente truffaldino dell’attività posta in essere unitamente a Bochicchio ai danni degli investitori". L'uomo, spiega il pm, "appare un ignaro strumento nelle mani di Bochicchio".

Stessa cosa per la moglie e il fratello, che non sapevano nulla degli affari dell'uomo, e che anzi venivano spesso rassicurati al telefono sulle loro condizioni finanziarie.

Sono circa 80 i milioni di euro spariti. Si tratta di soldi di una trentina di personaggi facoltosi, che affidavano il loro denaro a Bochicchio, in modo che venisse investito. Il denaro però, veniva dirottato sui conti correnti dell'uomo. Il broker è morto in un incidente stradale avvenuto su via Salaria a Roma il 19 giugno 2022, il giorno prima di un'udienza del processo per truffa in cui era imputato. Una delle ipotesi più probabili è che il suo sua stato un gesto volontario: diversi testimoni lo hanno visto mentre sterzava bruscamente la moto verso un muro di cinta, schiantandosi e morendo sul colpo.

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