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Martina Scialdone, uccisa dall'ex a Roma

La provocazione del killer di Martina Scialdone al fratello: “So cosa provi, io ho perso due sorelle”

Parla come se non l’avesse uccisa lui Martina Scialdone, l’avvocata freddata a 35 anni davanti un ristorante al Tuscolano. Costantino Bonaiuti si rivolge anche al fratello della vittima, paragonando le loro situazioni.
A cura di Natascia Grbic
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A sinistra Costantino Bonaiuti, a destra Martina Scialdone
A sinistra Costantino Bonaiuti, a destra Martina Scialdone
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"Prego ogni giorno che Martina sia in paradiso, continuo a vederla, quel giorno siamo morti in due, io sono un cadavere vivente e ogni giorno chiedo a Gesù di portarmi via". Lo ha detto in aula, rendendo dichiarazioni spontanee, Costantino Bonaiuti, l'ingegnere di 61 anni che il 13 gennaio 2023 ha ucciso l'ex compagna, l'avvocata Martina Scialdone, davanti un ristorante a Roma, in zona Tuscolano. Se non si conoscessero i fatti, sembrerebbe quasi che Scialdone sia morta per caso in un tragico incidente. E invece la sua vita è stata recisa proprio da quell'uomo che parla della sua scomparsa come se non ne fosse il responsabile. E che, come ha raccontato un testimone in aula, dopo averle sparato ha ‘fatto un ghigno'.

Bonaiuti, dopo averla perseguitata per mesi, le ha sparato a distanza ravvicinata. Lei non voleva più avere nulla a che fare con quell'uomo violento e ossessivo, che le aveva addirittura installato illegalmente e a sua insaputa un dispositivo Gps nel cellulare, in modo da controllarne gli spostamenti. E così lui le ha tolto la vita davanti al fratello, che ha cercato disperatamente di aiutarla.Ed è anche a lui che Bonaiuti si è rivolto in aula, paragonandosi a lui in modo assolutamente fuori luogo. "So quanto stai soffrendo, Martina era profondamente attaccata a te. So quello che provi, anche io ho perso due sorelle, io però a differenza di Martina posso vedere la mia famiglia, lei invece non più".

Bonaiuti è accusato di omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abietti rappresentati dalla gelosia, dall'aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva, e dalla premeditazione per aver "portato con sé l'arma sul luogo dell'appuntamento essendo consapevole della volontà di interrompere definitivamente la relazione controllandone gli spostamenti grazie all'installazione clandestina di un dispositivo gps collegandolo al suo cellulare".

"Quando sono arrivato ho provato ad allontanare Bonaiuti da lei. Ho visto la pistola e subito ho sentito lo sparo. Ricordo Bonaiuti che aveva pistola e con le braccia tese ha sparato da un metro al petto di Martina: ho visto la macchia di sangue espandersi su maglioncino bianco di mia sorella", il racconto in aula di Lorenzo Scialdone, il fratello dell'avvocata. "Ho ricevuto una chiamata di Martina che con la voce rotta dal pianto mi chiedeva di andarla a prendere. Sentivo nella telefonata lui di sottofondo che diceva ‘mi sta cornificando'. Poi Martina mi ha richiamato per dire che non serviva ma io sono andato comunque da lei". L'uomo ha provato a salvarla, purtroppo senza riuscirci. Bonaiuti aveva con sé una pistola. E nulla ha potuto l'intervento disperato del fratello quando il 61enne ha deciso di premere il grilletto.

In aula hanno parlato anche alcuni testimoni che quella sera al ristorante hanno chiamato il 112, dando l'allarme. "‘Sono scene che non dimenticherò mai – ha dichiarato un uomo, le sue parole riportate dall'Adnkronos – Quando sono entrato nell'antibagno del locale ho visto che Martina era rannicchiata, non parlava, mi sembrava spaventata. Quando sono intervenuto lui mi ha detto ‘fatti i cazzi tua' e mi ha strattonato. Poi li ho visti uscire dal locale e quando lei è rientrata per cercare la sigaretta elettronica, si è scusata per la situazione precedente". Un altro ragazzo ha dichiarato di aver sentito "un botto, ho visto la ragazza accasciarsi, e l'uomo che era lì aveva qualcosa in mano, ha fatto un ghigno".

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