Lavinia investita all’asilo, la mamma: “Sette anni fa quella tragica chiamata che ci ha cambiato la vita”

Una telefonata improvvisa. "Lavinia ha avuto un incidente, ora è in ospedale". Una frazione di secondo in cui la vita di tutta la famiglia della piccola, all'epoca di sedici mesi appena, è cambiata drasticamente. Era il 7 agosto del 2018. Quella mattina la piccola si trovava all'asilo estivo, come ogni giorno, insieme al suo fratellino, quando è stata investita da un'automobile all'interno del cortile dell'asilo. Da quel momento, da ormai sette anni, la piccola si trova in coma vegetativo. A rispondere al telefono la mamma di Lavinia, Lara.
"Il 7 agosto 2018, giorno dell’incidente e della telefonata concitata che me lo annunciava, ero in servizio presso la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco del Lazio, in via Giovanni Eudes a Roma, da poco più di due mesi – racconta la mamma, Lara Liotta, a Fanpage.it in occasione dell'anniversario di quella tragica giornata – Ero seduta alla scrivania. Ho afferrato le chiavi della macchina e sono uscita di corsa".

Si trovava a circa 50 chilometri dall'ospedale della sua città, Velletri, dove aveva lasciato la piccola qualche ore prima. "Pensavo di rivederla lì, non sapevo nulla dell'entità dell'accaduto. Non ho detto una parola, ma ai colleghi sul piazzale è bastato uno sguardo per corrermi incontro e offrirmi immediatamente un passaggio – ricorda a Fanpage.it- Ma io mi sono messa in viaggio da sola, declinando ogni invito".
La piccola era stata investita. Come racconterà la donna che l'ha travolta, mamma di un compagno di scuola della bimba, sull'asfalto era rimasto un fagottino rosa immobile. Visto l'accaduto la maestra, che ha sempre raccontato di aver perso di vista la bambina soltanto per pochi secondi, è uscita ed è salita nell'auto della donna che l'aveva appena investita per raggiungere il pronto soccorso. Abbandonando l'intera classe di bambini fino all'arrivo di una sua amica, chiamata appositamente per aiutarla.

Poi, però, una seconda telefonata ha raggiunto il telefono della mamma di Lavinia: "Era il medico del pronto soccorso di Velletri, mi informava che Lavinia era stata caricata sull’eliambulanza diretta all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. A quel punto ho iniziato a capire molte cose. Anche che c’era il rischio concreto di non rivederla viva".
A quel punto, per Lara, la direzione era diventata un'altra. "Ero in prossimità del Grande Raccordo Anulare, trafficato e rumoroso. All'improvviso ho accostato sulla destra: non ero più in grado di guidare. Così ho chiamato i colleghi Vigili del Fuoco, che avevo lasciato da poco. E in pochissimo tempo – prima ancora dell’arrivo di Lavinia – Grazie a loro ero già al Gianicolo, dove era attesa l’eliambulanza. Sono rimasti lì con me per ore, e sono tornati più volte nei giorni successivi".

Oltre a loro anche una persona che Liotta non si aspettava di trovare. "Era ormai chiaro che la situazione era gravissima e che la possibilità di un ritorno alla normalità era definitivamente compromesso, sedevo su una panchina fuori dall’ospedale, quando all’improvviso ho sentito una mano sulla spalla. Era il Capo del Corpo, l’allora ingegnere Gioacchino Giomi. Mi disse: Avrei preferito conoscerla in un’altra occasione. Sono venuto a portarle l’abbraccio mio e di tutto il Corpo Nazionale".
Da quella tragica giornata sono passati sette anni. Oggi, dopo un processo che ha subito rallentamenti dovuti al covid e al parto di una delle imputate, è arrivata la sentenza di secondo grado per le due imputate, la donna che ha investito la bambina e la maestra che ha perso di vista la piccola Lavinia e ha lasciato la classe senza responsabile per trasportarla in ospedale. La prima è stata condannata a un anno di reclusione, la seconda a due anni e sei mesi, condannata anche per il reato di abbandono di minori. Le motivazioni della sentenza, che conferma quanto stabilito in primo grado, saranno pubblicate nelle prossime settimane.
In quel 2018, Lara ha compreso lo spirito del suo lavoro. "Ho sentito vicinanza concreta, umanità, presenza autentica. L’emergenza, questa volta, ero io". E poi ricorda il legame con la piccola Lavinia: "Quando ho sostenuto gli orali del concorso da funzionario, avevo scoperto da pochi giorni di essere incinta di lei. La sua gravidanza è stata una doppia attesa: l’attesa della sua nascita e quella della mia successiva assunzione".

Da sette anni la vita della piccola Lavinia è cambiata. Da quel momento vive in stato vegetativo, attaccata ai macchinari e con la presenza costante di infermiere e persone che possano occuparsi di lei.
Oggi Lara lavora ancora nei vigili del fuoco: "La mia attività è presso le Scuole Centrali Antincendi di Capannelle, grazie all’Ufficio per le Attività Sportive e la Direzione Centrale per le Risorse Umane, è stato possibile trovare un equilibrio tra le esigenze lavorative e quelle familiari – precisa ancora a Fanpage.it – Con il passare degli anni, l’assistenza a mia figlia è diventata sempre più impegnativa, a causa del fisiologico e progressivo peggioramento delle sue condizioni di salute. Ma una composizione è stata trovata. E non era affatto scontato".