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Latina tra capolarato e sfruttamento del lavoro agricolo: “Braccianti pagati 2 centesimi a mazzetto”

Il rapporto dell’associazione ambientalista Terra! è il frutto di un’indagine svolta tra Italia, Grecia e Spagna nell’ambito dello sfruttamento del lavoro agricolo. Tra capolarato, zone grigie, paghe da fame, minacce e ricatti, il mondo dei braccianti è troppo spesso ignorato: e le condizioni del lavoro peggiorano inesorabilmente.
A cura di Natascia Grbic
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Foto di Yara Nardi
Foto di Yara Nardi

Pochi controlli, tante zone di lavoro grigio, diritti negati e paghe da fame: chi alza la testa, come dimostrano i fatti della cronaca, viene messo a tacere con violenze e intimidazioni. Il capolarato e lo sfruttamento del lavoro agricolo sono problemi che uniscono diversi paesi europei e che nel Lazio sono ancora ben radicati nell'Agro Pontino. Lo dimostra un'inchiesta condotta dall'associazione ambientalista Terra!, con un'indagine sul campo in cui ha messo in luce con un rapporto non solo la realtà italiana, ma anche quella greca e spagnola. Un rapporto che mostra come lo sfruttamento in agricoltura sia "un lungo fil rouge che attraversa le campagne europee".

Le colture presenti nell'Agro Pontino

La prima cosa che salta all'occhio è che il lavoro agricolo è estremamente flessibile e malpagato. Per questo viene spesso impiegata manodopera straniera, costretta ad accettare condizioni di impiego limite e salari molto bassi. La zona dell'Agro Pontino, nella provincia di Latina, è una delle principali aree agricole del paese. Data anche la vicinanza con la città di Roma (circa 70km), questa zona è riuscita a crescere e svilupparsi. Terra! racconta anche la divisione degli areali di produzioni, in tutto tre. Il primo, con 9mila ettari di produzione dei kiwi (l'Italia è tra i primi nella produzione di questo frutto). Il secondo si estende invece nell'area tra Sabaudia e Terracina, e ospita soprattutto colture di zucchine, pomodori, ravanelli, sedano, melanzane. Si tratta di colture di serra o in campo aperto, destinate soprattutto alla filiera della Grande distribuzione organizzata (Gdo) e al mercato del Nord Europa. Il terzo areale si trova nei pressi di Fondi, con prodotti destinati al mercato ortofrutticolo del comune e altri mercati minori.

Chi lavora nella zona dell'Agro Pontino

Due le criticità riscontrate dal rapporto di Terra! per la zona di Latina: la prima riguarda la scarsa strategia di valorizzazione dei prodotti della zona, con il rischio di concorrenza di altre aree europee a prezzi inferiori. La seconda riguarda il cuore del nostro articolo, ossia le difficili condizioni di lavoro dei braccianti agricoli. La maggior parte sono indiani di etnia sikh, molti dei quali sono ormai stanziali e vivono a poca distanza dalle aziende agricole. Sono circa 10mila i lavoratori di nazionalità indiana, a cui si aggiungo anche cittadini romeni e maghrebini. Fenomeno recente, quello dei richiedenti asilo ospiti nei Centri di assistenza straordinaria (Cas) della provincia di Latina.

Quanto viene pagato un bracciante

Quanto vengono pagati i braccianti che lavorano nell'Agro Pontino? Secondo quanto riportato da Terra!, questi percepiscono paghe diverse a seconda delle colture. Per alcune si arriva a un salario orario di 4,5 euro, concordato o con il datore di lavoro o con il caporale (che in genere trattiene una parte della paga). Altre volte i braccianti vengono pagati a cottimo: a seconda del tipo di ortaggio, percepiscono dai 2 ai 3 centesimi a mazzetto. La maggior parte dei lavoratori ha un regolare contratto: questo non vuol dire che la situazione sia limpida, anzi. Sono molto ampie le sacche di lavoro grigio. Le giornate segnate, infatti, non sono mai quelle realmente lavorate, che sono sempre di più.

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