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Latina, blitz antimafia contro il clan Di Silvio: 33 arresti all’alba nell’operazione Scarface

È scattato all’alba il blitz contro il clan Di Silvio a Latina. Trentatré persone sono state arrestate, per tutti l’aggravante del metodo mafioso. L’inchiesta ha mostrato il potere della famiglia Di Silvio nel territorio di Latina, la capacità di controllo del territorio, la gestione dello spaccio e delle estorsioni.
A cura di Valerio Renzi
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Operazione Scarface. È questo il nome dell'inchiesta che ha portato questa mattina all'arresto di 33 persone, tutte accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenuti parte del clan Di Silvio, l'organizzazione radicata nel territorio di Latina e provincia divenuta sempre più potente in questi anni. I reati a vario titolo contestati sono: traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco.

Stamattina gli agenti hanno fatto irruzione nelle ville dei Di Silvio, tra statue e stucchi d'oro, con i soliti leoni ai cancelli d'ingresso a cui ci ha abituato la mafia dei clan di origine sinti. L'inchiesta è stata portata avanti dalla Direzione Distrettuale Antimafia e da coordinata dal procuratore aggiunto Ilaria Calò. Le indagini si sono concentrate sul ramo del clan al cui vertice ci sarebbe Giuseppe Di Silvio conosciuto come ‘Romolo', già condannato a 25 anni di reclusione per l'omicidio di Fabio Buonamano, avvenuto nel 2010.

Già nel 2016 l‘operazione Alba Pontina aveva portato alla luce il potere dei Di Silvio sul territorio di Latina, il loro potere di coercizione e di incutere timore, ma anche i rapporti con il mondo della politica locale. Le testimonianze dei pentiti hanno parlato di voti ad esponenti di Fratelli d'Italia, ma anche alla Lega. Nonostante gli arresti e le condanne la capacità del clan di Silvio esercitare il potere sul territorio sembra tutt'altro che ridimensionata, in particolare per gli inquirenti gli episodi estorsivi documentanti evidenziano come il nome del clan "riesca ancora oggi a incutere timore, a piegare la volontà delle vittime, in alcuni casi vessate da anni, il tutto senza subire denunce in ragione del clima di omertà ingenerato proprio dal terrore che gli appartenenti al clan incutono sulla popolazione locale".

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