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La morte del broker Bochicchio: oggi doveva essere in aula, ipotesi sabotaggio della moto

Mezzo miliardo d’investimenti e clienti truffati. Vip, calciatori, imprenditori, molti dei quali non avrebbero dennciato perché avrebbero affidato a Massimo Bochicchio soldi elusi al fisco. E il sospetto è che il broker avesse giocato anche con capitali provenienti da attività criminali. Per questo gli inquirenti vogliono vederci chiaro.
A cura di Redazione Roma
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Massimo Bochicchio, 56 anni, oggi sarebbe dovuto comparire di fronte al giudice in tribunale ma è morto in un'impressionante incidente stradale su via Salaria: in sella alla sua moto si è schiantato contro il guardrail, il mezzo ha preso fuoco non lasciandogli scampo. E non sono pochi quelli che stanno tirando un sospiro di sollievo, per quello che avrebbe potuto raccontare alla giustizia l'uomo accusato di esercizio abusivo di attività di investimento.

In poche parole Bochicchio aveva raccolto mezzo miliardo d'investimenti in dieci anni, soldi di politici, imprenditori, personaggi dello sport e dello spettacolo, truffando sistematicamente i propri clienti. Tra i truffati che si sono trovati a mano vuote invece che con guadagni stellari ci sono le stelle del pallone Patrice Evra e Stephan El Shaarawy, e due allenatori come Antonio Conte e Marcello Lippi, ma anche il designer Achille Salvagni e i procuratori Luca Pastorello . Ma molti di più sarebbero i facoltosi clienti che non hanno potuto denunciare l'uomo, avendogli affidato capitali elusi al fisco e, almeno questo è il sospetto, proventi di attività illecite.

Il broker si era fatto molti nemici, per questo gli inquirenti vogliono capire le cause dell'incidente: se si è trattato di un malore o di un guasto alla moto, perché la tempistica non può fare escludere a priori un sabotaggio del ciclomotore. I rilievi saranno resi più complicati dalle fiamme che hanno avvolto la moto ma i tecnici sono già a lavoro per vederci chiaro.

Bochicchio era stato arrestato una prima volta il 7 luglio del 2021 a Giacarta su ordine della Procura di Milano con l'accusa di riciclaggio internazionale. Da qui era tornata a Roma e poi era uscito di nuovo dal Paese per riparare a Dubai. Intanto si era visto sequestrare un tesoro da quasi undici milioni di euro, compresi un appartamento a Cortina e opere d'arte di Picasso, Balla, Warhol, Schifano. Qualche mese dopo il primo arresto il broker viene rimesso agli arresti domiciliari, questa volta ad agire è la Procura di Roma che ne ordina il rientro in Italia. L'epilogo ieri, una fine che lascerà senza molte risposte.

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