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Distrutto Il profugo di Jago a Castel Sant’Angelo, scultore: “Vorrei conoscere chi l’ha danneggiata”

“Perché questi atti vandalici? L’opera non è piaciuta?”, si chiede Jago che vorrebbe conoscere chi ha danneggiato la sua scultura per trovare le risposte.
A cura di Beatrice Tominic
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Dal profilo Instagram di Jago
Dal profilo Instagram di Jago

È stata rimossa lo scorso ottobre la scultura de Il profugo realizzata dall'artista Jago, all'anagrafe Jacopo Cardillo, dopo che numerosi atti vandalici l'avevano deturpata e, in alcune parti, totalmente distrutta. "In Flagella Paratus Sum – Sono pronto al flagello", questo il nome dell'opera, rappresenta un giovane profugo che dorme sdraiato per terra: oggi, come appare in un video postato nel profilo dallo stesso artista, appare con le gambe spezzate e senza le braccia. Fra le immagini anche un gruppo di ragazzi che alza e danneggia la scultura.

"Vorrei sapere perché sono stati commessi gli atti vandalici. Quali motivazioni? La scultura non piaceva?", si chiede Jago che, nel frattempo, è impegnato insieme al suo team per capire come riuscire a raggiungere il suo obiettivo e che, rivela, vorrebbe riuscire ad incontrare le persone che hanno danneggiato Il profugo.

"Le telecamere hanno ripreso il gruppo, non le singole persone: è difficile capire cosa stia succedendo, si vede solo che camminano con la scultura in mano. È come se ci fosse qualcuno che li dirige. Ma non ci interessa giudicarli a priori".

Il futuro de Il profugo di Jago

"Non ci fermeremo a questo ennesimo anno vandalico. Non sappiamo cosa faremo con questi pezzi rimasti della scultura, ma vogliamo fare qualcosa che possa aiutare SOS Mediteranee e portare a termine l'obiettivo originale, cioè riuscire a sovvenzionare le loro campagne", dichiara l'artista. La scultura, che prima di arrivare a ponte Sant'Angelo era salpata su una nave di SOS Mediterranee per un mese, sbarcando insieme a 150 naufraghi, è stata poi portata allo Stadio Olimpico. Tornata nella mani dell'artista, il piano era quello di venderla all'asta per donare il ricavato proprio a SOS Mediterranee.

"Non c'è ancora alcuna idea precisa, rimane valida qualunque alternativa – rivela – Ci interessa l'obiettivo, non in mezzo. L'installazione era stata creata per far comprendere al pubblico il ruolo e le campagne di Sos Mediterranee".

Dopo un mese in mare, la statua è tornata sulla terraferma in buone condizioni, mentre in pochi mesi appena su ponte Sant'Angelo, è stata gravemente danneggiata: "Purtroppo succede spesso anche alle persone, perché magari hanno la fortuna di essere salvati. Poi, però, inizia un nuovo calvario, un nuovo cammino: non è detto che approdando da qualche parte il viaggio sia finito anzi, spesso e volentieri inizia nel Paese in cui arrivano".

L'installazione a ponte Sant'Angelo

La statua era stata installata nei primi giorni d'agosto sul ponte Sant'Angelo, davanti a Castel Sant'Angelo.

Fin da subito la scultura ha subito qualche danneggiamento, soprattutto agli arti, fino a quando, lo scorso ottobre, è stato necessario rimuoverla dal centro del ponte. Oggi con un video condiviso sul suo profilo di Instagram, Jago ha deciso di denunciare quanto accaduto alla sua creazione. Le immagini parlano chiaro: la figura del profugo non ha più le gambe e manca anche la parte di braccia che non si trovano sopra la testa. Oltre a come appare oggi la scultura, nel video viene mostrato cosa è successo.

Il video della scultura danneggiata dai vandali

Nel video condiviso su Instagram l'artista, oltre a mostrare le condizioni in cui si trova adesso l'opera, ha inserito le immagini registrate da una delle videocamere che riprendono ponte Sant'Angelo. È proprio in questi stralci che si vede un gruppo di ragazzi e ragazze, provenienti dal Lungotevere Tor di Nona, camminare verso la scultura, accerchiarla e poi alzarla di peso. Alcuni l'afferrano per i piedi, altri per la testa: il gruppo inizia a camminare verso Castel Sant'Angelo. "Fortuna che c'erano le telecamere, altrimenti ci saremmo persi questa performance di gruppo", ha commentato l'artista, condividendo il video, con le immagini da più angolazioni.

Il profugo di Jago
Il profugo di Jago

Moltissimi i commenti sotto alle immagini. "L'invidia di chi non vale nulla e non può accettare la grandezza altrui", commenta un utente. "È tutto giusto – dice un altro – Dal mio punto di vista dà completezza all'opera. Non giustifico il gesto, ma questo genera in me tante emozioni contrastanti, nell'insieme mi danno uno strato di lettura dell'opera più profondo". E non tardano ad arrivare nuove risposte: "Hai ragione, uno sfregio al significato profondo dell'opera". Moltissime le persone rassegnate: "Sarebbe bello pensare che sia stato fatto per ignoranza, ma secondo me non hanno assolutamente ignorato il messaggio di cosa questa stata rappresentasse e il martoriarla è stata la loro risposta ponderata".

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