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Il 40% dei comuni di Roma non ha asili nido: lo studio sulla povertà educativa nel Lazio

Uno studio dell’Osservatorio #conibambini affronta il tema della povertà educativa nella Lazio. L’obiettivo è evidenziare le reali condizioni dei minori sulla base dei servizi offerti e delle opportunità educative. L’indagine analizza il numero di asili nido presenti sul territorio, le scuole raggiungibili con i mezzi pubblici, il divario digitale e l’abbandono scolastico.
A cura di Paola Palazzo
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Il Lazio ha un'ampia offerta di servizi per la prima infanzia, ma risulta distribuita in modo disomogeneo sul territorio. Questo fattore crea dei divari tra bambini e ragazzi che risiedono nella stessa regione, o addirittura nella stessa città. È quanto emerge da uno studio dell'Osservatorio #conibambini che affronta il tema della povertà educativa nella Lazio. L'obiettivo è evidenziare le reali condizioni dei minori sulla base dei servizi offerti e delle opportunità educative. Il primo punto dell'indagine, riguarda il numero di asili nido a disposizione dei bambini residenti nella Regione. Secondo l'Unione Europea "ogni stato membro dovrebbe garantire un posto in asili nido o servizi per la prima infanzia ad almeno il 33% dei bambini sotto i 3 anni". Un obiettivo quasi raggiunto dal Lazio che offre un posto per il 30,7% dei bambini tra i 0 e 2 anni. Peccato che le strutture scolastiche sono maggiormente concentrate solo in alcuni comuni, come Frascati, che ha 54,8 posti ogni 100 residenti, e Bracciano con 48,4.  La città metropolitana di Roma risulta frammentata: il comune conta 44 posti, ma nei restanti i numeri calano drasticamente. Il 40% dei comuni nell'area è privo di asili nido. Civitavecchia ha poco meno di 15 posti ogni 100 bambini, Tivoli ne ha 14 e Anzio 12,3. In queste zone la copertura è inferiore al 20%. La provincia di Frosinone è il fanalino di coda dove il 60% dei comuni è sprovvista di asili nido (dati aggiornati al 2018). "La Regione Lazio è già intervenuta con diverse misure per contrastare la povertà educativa– ha dichiarato durante la presentazione online Alessandra Troncarelli, Assessore alle Politiche sociali, Welfare, Beni comuni – tra queste anche lo stanziamento di 1 milione di euro con il bando ‘Non uno di meno’, in co-programmazione con l’impresa sociale Con i Bambini, per arginare i rischi di dispersione scolastica nella fascia di età 6-13 anni e supportare le famiglie attraverso presidi educativi nei quartieri con maggiore grado di vulnerabilità sociale". 

Per andare a scuola non ci sono abbastanza mezzi pubblici

Per molti studenti non è facile raggiungere la propria scuola. Penalizzati soprattutto coloro che abitano nelle aree più interne della Regione, dove i collegamenti risultano essere insufficienti. Secondo il report dell'Osservatorio, Roma non raggiunge la media regionale (84,5%) per il numero di edifici scolastici raggiungibili con mezzi pubblici. Dietro di lei c'è la provincia di Viterbo con solo il 57,1%. Va però considerato che quest'ultima conta 19 comuni su 73 privi di scuole.  A Rieti più del 95% di scuole sono facilmente raggiungibili con i mezzi. Seguono Frosinone e Latina con una soglia che supera dil 90%. “Garantire un adeguato accesso ai servizi scolastici, sin dalla prima infanzia, rappresenta il primo passo per il riconoscimento delle pari opportunità per tutti i bambini ed i ragazzi – ha spiegato Claudia Fiaschi, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore – il rischio di acuire le disuguaglianze, alimentare fenomeni di dispersione scolastica e la povertà educativa è alto. Dare vita a patti educativi di comunità nei territori e costruire alleanze solide e durature tra scuola, Terzo settore, famiglie ed istituzioni potrebbe rappresentare la risposta efficace per venire incontro ai bisogni dei soggetti più fragili e delle realtà dei territori maggiormente svantaggiati da un punto di vista economico e sociale.”

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"Nel Lazio c'è un ampio divario digitale tra il capoluogo e il resto del territorio"

Nell'anno della pandemia, che ha costretto milioni di bambini e ragazzi alla Didattica a distanza, si è spesso trattato il tema della disuguaglianza digitale: il divario tra chi ha accesso a internet e chi no. Secondo i dati del 2019 il 96% delle famiglie nel Lazio sono raggiunte dalla banda larga di base su rete fissa. Il 48% possiede una connessione con velocità di download pari o oltre i 100 Mbps. Ma l'accessibilità alla rete ultraveloce è concentrata solo nella Capitale. "Tra le province del Lazio – ha sottolineato Vincenzo Smaldore, direttore editoriale della Fondazione Openpolis che collabora con l'Osservatorio –  abbiamo visto che Roma è quella dove più famiglie (58,2%) hanno accesso a una rete fissa a 100 Mbps. Tuttavia, approfondendo l'analisi a livello comunale, emerge l'ampio divario tra il capoluogo e il resto del territorio, con il 48,8% dei comuni dove la connessione ultraveloce non raggiunge nessuna famiglia”. Latina si assesta sulla soglia del 29,3%, mentre Rieti e Viterbo vanno sotto al 20%. Ancora una volta Frosinone è l'ultima della lista dove solo il 9,8% delle famiglie raggiunge una connessione ultraveloce. In questo periodo storico la disuguaglianza digitale è uno dei fattori che può ostacolare il percorso scolastico dei minori. Ma ci sono anche altri elementi che sono causa della dispersione scolastica: dal contesto familiare alle condizioni economiche e sociali. E, come già spiegato in precedenza, anche la quantità e qualità dei servizi formativi a disposizione. Solo nel 2019 in Italia il 13,5% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni ha lasciato la scuola. Il Paese si piazza al quarto posto in Europa per abbandono scolastico. Nel Lazio le province più colpite da questo fenomeno sono Frosinone e Rieti rispettivamente con il 15,7% e il 13,4% dei giovani che non hanno completato il ciclo di studi. Le meno colpite da questo fenomeno sono la città metropolitana di Roma, Latina e Viterbo.

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