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I truffatori delle mascherine tentavano di arrivare ad Arcuri: “Tu che sei suo grande amico…”

La Guardia di Finanza sta indagando su un contratto di fornitura che riguarda nello specifico una società milanese e la Protezione Civile del Lazio. Si trattava di fare arrivare nella regione della Capitale cinque milioni di mascherine Ffp2 e 430mila camici medici nei mesi di marzo e aprile. Gli indagati, è emerso dalle intercettazioni, avrebbero tentato di arrivare anche al commissario straordinario Domenico Arcuri.
A cura di Enrico Tata
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Durante la prima fase della pandemia da coronavirus, in Italia non c'erano mascherine e non c'erano fabbriche in grado di produrle. In questo contesto emergenziale alcuni affaristi e imprenditori hanno fatto di tutto per stringere accordi di fornitura con lo Stato, approfittando anche delle deroghe alle regole sugli appalti. La Guardia di Finanza sta indagando proprio su uno di questi contratti, che riguarda nello specifico una società milanese e la Protezione Civile del Lazio. Si trattava di fare arrivare nella regione della Capitale cinque milioni di mascherine Ffp2 e 430mila camici medici nei mesi di marzo e aprile (due milioni di mascherine e tutti i camici sono stati utilizzati. Le certificazioni CE di questi prodotti, hanno però concluso i finanzieri, erano false, cioè prodotte da un'azienda che in realtà non avrebbe potuto emettere certificati. Tre persone sono state arrestate per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata. Di queste, due sono indagate anche per traffico di influenze illecite.

Arcuri oggetto di traffico di influenze: "Tu che sei un suo amico…"

Oggetto del traffico di influenze contestato dai pm della procura di Roma, che hanno chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari per i tre presunti colpevoli, è il commissario straordinario Domenico Arcuri. Quest'ultimo non risulta indagato, ma nelle intercettazioni contenute nell'ordinanza del gip emerge come i tre indagati abbiano fatto di tutto per avere rapporti con l'ex commissario e per procurarsi accordi per forniture di vario materiale. "Domenico mi ha promesso che se gli arriva la lettera, autorizza quell'acquisto", è una delle frasi intercettate. E ancora uno degli indagati in una conversazione registrata "ha giurato di aver parlato con Domenico Arcuri per inserire la Ent tlc Srl quale fornitore sussidiario" Fiat e Luxottica "per l’approvvigionamento di mascherine destinate alla riapertura delle scuole sul territorio nazionale". A maggio del 2020 Arcuri annunciò che le due grandi aziende avrebbero ospitato i macchinari destinati alla produzione di mascherine. "È un macello quello che sta succedendo, ti rendi conto? Trenta milioni di mascherine al giorno… per le scuole, tra studenti, corpo insegnanti…". E l'altro: "Arcuri non riesce a inserirti in questo business qua?". "Se loro non ce la fanno, subentriamo noi".

Durante una telefonata, infine, una persona ha chiesto a uno dei tre indagati di un presunto "business delle scrivanie": "Tu che sei grande amico di Arcuri, lanciati nel business delle scrivanie, hai sentito questa storia delle scrivanie?". L'altro ha risposto: "Sì, ma come faccio, troppo". E il primo: "Tre milioni di scrivanie, a prezzo medio 50 euro". L’ indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, che si sta occupando di tutti i procedimenti relativi ai reati collegati ai primi mesi dell'emergenza coronavirus in Italia.

Le indagini sulle mascherine contraffatte

Ai microfoni di Fanpage.it il tenente colonnello della Guardia di Finanza Alberto Franceschin ha spiegato che le forniture oggetto delle indagini risalgono ai mesi di aprile e marzo 2020 e "in gran parte sono state vendute o comunque già messe in commercio. Gli indagati si sono prodigati per fornire mascherine e camici alla protezione civile del Lazio, dapprima accompagnandole con certificati rilasciati da organismi e società che non avevano i requisiti per per farlo". Successivamente è stato chiesto di provvedere alla richiesta della vera certificazione Ce: "A questo punto entra in scena una terza persona, e loro si sono impegnati a rilasciare una certificazione non relativa in realtà alle mascherine fornite alla Regione Lazio e per quanto riguarda i camici, falsa".

Il precedente: la truffa sulle mascherine dalla Cina

Un'altra indagine della Guardia di Finanza riguarda l'acquisto di milioni di mascherine dalla Cina per conto del governo. Mario Benotti, secondo quanto ricostruito dalla procura di Roma, avrebbe ricevuto denaro indebito per le sue relazioni con il commissario Arcuri. Infatti per ogni provvigione sull'acquisto delle mascherine, stando a quanto emerge dalle indagini, una quota veniva versata dalle aziende fornitrici proprio alla società di Benotti. Anche in questa vicenda Arcuri non risulta indagato, ma oggetto del presunto traffico illecito di influenze.

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