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Giallo di Ponza, trovato sangue nel letto di Gianmarco Pozzi: test con luminol

La prossima settimana i carabinieri del Ris esamineranno con il luminol l’appartamento in cui viveva Gianmarco Pozzi a Ponza, alla ricerca di sangue, dopo il rinvenimento di una traccia sul coprimaterasso. A inizio gennaio il consulente della famiglia Pozzi depositerà una consulenza nella quale parla di una brutale aggressione.
A cura di Alessia Rabbai
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Una presunta traccia di sangue sarebbe stata rinvenuta sul coprimaterasso del letto di Gianmarco Pozzi, il pugile trovato morto ad agosto nel giardino di una villetta in via Staglio a Ponza, con l'osso del collo rotto, una profonda ferita alla testa, trami e fratture in diversi parti del corpo. Il rinvenimento della traccia risale alla mattinata di ieri, mercoledì 16 dicembre, nel corso di accertamenti nel luogo in cui è stato trovato il corpo senza vita di Gianmarco, che si sono svolti in presenza del legale della famiglia Pozzi, del padre e della sorella. Come riporta Il Messaggero, su di essa saranno effettuati accertamenti con il luminol, un composto chimico per rilevare il sangue, da parte dei carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche, che potrebbero passare al vaglio l'appartamento in cui viveva. Sul caso la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti e indaga per omicidio, sospettando che il pugile sia stato ucciso al culmine di una lite. A non credere all'ipotesi dell'incidente anche la famiglia di Gianmarco, che sostiene che il ragazzo sia stato massacrato di botte e poi abbandonato in un posto nascosto, all'interno di un'intercapedine e chi l'ha ucciso ha fatto in modo che sembrasse un incidente. Ad essere analizzato nelle prossimi giorni sarà anche lo smartphone del ragazzo.

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La consulenza del consulente della famiglia Pozzi

Il consulente della famiglia Pozzi, Vittorio Fineschi, professore ordinario di medicina Legale dell'università La Sapienza di Roma, ha preparato una consulenza che depositerà ad inizio gennaio. Ha analizzato le foto scattate alla salma in obitorio, parlando di una brutale aggressione subita dal ragazzo prima che precipitasse da un'altezza di almeno tre metri" ha spiegato il legale della famiglia Fabrizio Gallo. Conclusioni che confutano la relazione di Daniela Lucidi, incaricata dalla Procura di Cassino, basate esclusivamente sull'esame cadaverico e tossicologico, secondo cui le ferite riscontrate sono compatibili con una caduta dall'alto e con un'intossicazione acuta da cocaina. In particolare, un livido all'addome farebbe pensare che dopo il pestaggio Gianmarco si stato spinto contro il muretto, dal quale è poi caduto.

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