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Escono in orario di lavoro, i colleghi timbrano cartellini: 89 medici e infermieri indagati

Quasi 90 i medici e gli infermieri indagati per non essersi presentati a lavoro che hanno fatto timbrare il proprio cartellino ai colleghi: in orario di lavoro uscivano per fare passeggiate o gite al mare.
A cura di Beatrice Tominic
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Si trattava di un sistema quasi perfetto: medici e infermieri si organizzavano fra loro per timbrare il cartellino al posto dei colleghi, ma anziché lavorare uscivano durante l'orario di lavoro per una passeggiata, una gita al mare o, in alcuni casi, anche svolgere un secondo lavoro.

Così la maxi inchiesta della Procura di Roma è venuta a conoscenza delle false timbrature e fittizie presenza all'Ifo, come scrive in un articolo di oggi Valeria Di Corrado per il Messaggero. Le indagini riguardano 89 persone, dipendenti o ex dipendenti ormai in pensione degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri, il soggetto giuridico pubblico che sin dal 1939 gestisce l’Istituto nazionale tumori Regina Elena e l’Istituto dermatologico San Gallicano: oggi l'accusa per loro è di falso e truffa aggravata e continuata ai danni di un ente ospedaliero finanziato dal Ministero della Sanità e della Regione Lazio.

La denuncia dell'Ifo

I fatti risalgono al periodo precedente alla pandemia da coronavirus, fra l'ottobre 2018 a giugno 2019: a denunciarli è stata propio l'Ifo che si è dichiarata parte lesa. Da quel momento sono partite le indagini per accertare la situazione, per le quali sono state installate telecamere nascoste vicino agli apparecchi che servono per timbrare il cartellino: visionando le immagini riprese, si è scoperto che a timbrare non sempre era il legittimo proprietario del badge, ma altri colleghi.

A questi primi controlli, si sono aggiunti anche i dati ricavati da pedinamenti, segnali del gps e tabulati telefonici "Siamo in attesa di sapere come si concluderanno gli accertamenti della magistratura prima di prendere eventuali provvedimenti disciplinari", hanno dichiarato dall'ospedale.

Fra gli indagati anche un noto virologo

Nel mirino, come abbiamo visto, sono finite quasi 90 persone che, tra luglio e ottobre 2021, sono stati sottoposti ad interrogatorio: 22 dirigenti medici, 2 dirigenti biologi, 44 infermieri, 14 tecnici radiologi, un operatore socio-sanitario, un tecnico di fisioterapia, 5 assistenti amministrativi e un virologo. Quest'ultimo sarebbe diventato un volto noto, intervistato spesso durante la pandemia e anche per il vaiolo delle scimmie. "Aspetto l'esito delle indagini", avrebbe soltanto dichiarato al quotidiano.

La spiegazione degli indagati

Nel frattempo, invece, alcune persone sotto indagini hanno rilasciato delle dichiarazioni. Uno fra i dirigenti si è difeso spiegando: "Per fare una tac si lavora in equipaggio, tra medico, tecnico radiologo, infermiere, impiegato amministrativo. Per fare prima uno andava a timbrare per tutti e quattro. È un comportamento scorretto, ma non è un reato."

Per altre persone indagate, invece, è stata l'avvocata Giuseppina Tenga a dichiarare: "Le mie assistite, nell’unico caso contestato, stavano operando: la chirurga, per risparmiare tempo, era andata a timbrare anche per l’anestesista, mentre lei stava addormentando il paziente." Una situazione simile a questa, infine, è stata descritta anche dall'avvocata Ippolita Naso.

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