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Dopo nove anni di chiusura c’è una data per la riapertura del Teatro Valle

Dopo quasi dieci anni, il Teatro Valle Valeri tornerà operativo e con una programmazione propria al termine di 18 mesi di lavori: ecco quando riaprirà.
A cura di Beatrice Tominic
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Foto dalla pagina Facebook "Teatro Valle Occupato"
Foto dalla pagina Facebook "Teatro Valle Occupato"

Tornerà operativo nel 2025 dopo 9 anni il teatro Valle: questo è quanto ha comunicato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri consegnando le chiavi alla ditta che si occuperà dei lavori all'interno dello stabile.

"Finalmente partono i lavori e il Valle tornerà ad essere un teatro funzionante a Roma. Dureranno 18 mesi e nel 2025 tornerà con una sua programmazione – ha spiegato il sindaco – È un momento storico siamo contentissimi, ci abbiamo lavorato molto. Stiamo restituendo un teatro storico al mondo della cultura".

La storia del Teatro Valle

Dal 2010, dopo la fine dell'Ente Teatrale Italiano, per tre anni il teatro è stato occupato, poi chiuso definitivamente. Sono seguiti anni di silenzio e rinvii. Nel 2016 il Campidoglio responsabile del teatro: con un accordo Stato-Comune, 3 milioni di euro erano stati destinati alla valorizzazione dello stabile. Persino Gigi Proietti, nel novembre del 2019 si chiedeva perché il Valle fosse ancora chiuso.

Nel frattempo è stato utilizzato per convegni ed eventi, poi è stato intitolato a Franca Valeri. Soltanto nel 2021 la commissione Trasparenza del Campidoglio, presieduta da Marco Palumbo del Pd, si è espressa per chiedere informazioni a riguardo. L'annuncio del progetto di riqualificazione è arrivato soltanto nel settembre scorso: lo Studio Berlucchi di Brescia, vincitore del bando pubblico, è stato finalmente convocato.

La risposta della fondazione Teatro Valle Occupato

"Ma che bella democrazia – hanno espresso con un commento le persone che avevano occupato lo stabile, che nel 2013 hanno creato la Fondazione Teatro Valle Occupato – Il Teatro è chiuso da 9 anni, da quando cioè artistə e cittadinə che lo avevano occupato sono statə invitatə a lasciarlo. La motivazione ufficiale erano i lavori improcrastinabili. Sembra evidente che quello che era improcrastinabile non erano i lavori ma lo smantellamento di una comunità, di un percorso di partecipazione attiva della cittadinanza alla gestione di spazi comuni, dell’esistenza sotto gli occhi di tuttə di un modello di convivenza non basato sul profitto ma sul desiderio e la pratica".

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