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Bimbo morto nella metro a Furio Camillo, il giudice: “Colpa dell’intervento affrettato del tecnico”

Flavio Mezzanotte è stato condannato a 2 anni e 4 mesi per la morte del bimbo di 4 anni caduto dall’ascensore nella stazione della metro Furio Camillo a Roma il 9 luglio del 2019. Il giudice nelle motivazioni ha specificato che l’operato del tecnico Atac che ha soccorso lui e sua madre per l’impianto bloccato è stato affrettato.
A cura di Alessia Rabbai
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Un intervento immediato non necessario, quattro minuti di errori che hanno portato alla morte di Marco, il bambino di quattro anni caduto nell'ascensore alla stazione Furio Camillo a Roma, all'interno del quale era rimasto intrappolato con sua mamma. Il Messaggero riporta le motivazioni del giudice a seguito della sentenza, arrivata lo scorso luglio, sul processo che vede imputato Flavio Mezzanotte, il tecnico Atac che il 9 luglio del 2015 ha soccorso, sbagliando le modalità d'intervento, la mamma con il bambino, un modus operandi che ne ha portato la morte, precipitato da un'altezza di circa venti metri e deceduto sul colpo. L'ex dipendente dell'azienda che gestisce il servizio pubblico in città è stato condannato a due anni e quattro mesi per il reato di omicidio colposo.

"Colpa dell'intervento affrettato"

"Quattro minuti sono assai pochi per intravedere un pericolo per la vita o l'incolumità fisica di due persone" scrive il giudice Massimo di Lauro, che ha messo nero su bianco come il tragico evento sia stato dovuto ad "un intervento affrettato" seppur abbia riconosciuto "l'intento altruistico" del tecnico, che si è operato per liberare al più presto la mamma con il bambino. Chiuse le indagini, il processo è iniziato il 24 settembre del 2019.

Bimbo caduto dall'ascensore e morto nella stazione Furio Camillo

I tragici fatti che hanno portato alla morte del bambino sono avvenuti nel pomeriggio della calda estate di sei anni fa. Allora mamma e figlio stavano rientrando a casa, dopo una giornata trascorsa in centro a fare compere. La donna aveva deciso di prendere l'ascensore, impianto che si è bloccato intrappolandoli al suo interno. Da qual momento in poi, come accertato in sede processuale, tutto è si è svolto in una decina di minuti: la donna ha premuto il pulsante dell'allarme e il tecnico ha subito dato il via all'operazione di soccorso, ha preso la chiave d'emergenza e ha aperto la porta, per effettuare il trasbordo da un ascensore all'altro. È in quel momento che il bambino, nel frattempo fatto scendere dal passeggino, è finito nello spazio di appena 40 centimetri che si è creato tra ascensore e porta, ed è precipitato nel vuoto. L'avvocato che difende Mezzanotte ha sottolineato il fatto che "Atac non ha formato i lavoratori in maniera corretta per svolgere in sicurezza interventi del genere" e che il suo assistito "ha agito per necessità, senza che nulla potesse fargli pensare che avrebbe sbagliato".

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