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Processo “festini” Arcore, il tribunale di Milano: “le ragazze sono tutte parti offese”

Tutte e 29 le fanciulle la cui presenza ad Arcore è stata accertata sono state ammesse a costituirsi parte civile. Si parla di presunti danni alla loro persona negli atti che si sarebbero consumati nel Bunga Bunga. Il processo riparte il 20 gennaio. Udienze ogni venerdì.
A cura di Gianfranco Stabile
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Ruby rubacuori alla discoteca Karma di Milano

Sono “parti offese” tutte le ragazze che hanno preso parte negli anni ai festini di Arcore con l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ruby e le altre decine di fanciulle che frequentavano la dimora milanese di Berlusconi potranno chiedere dunque i danni in virtù del principio che una donna che si prostituisca, anche senza alcuna costrizione, può chiedere di essere risarcita per offese contro la propria libertà personale.

A decretarlo è la quinta sezione penale presso il tribunale di Milano che sta indagando su Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti per reati contro “la libertà della persona umana” che si presumono consumati all'interno di quelle stanze dello scandalo.

Nell'ordinanza del giudice Anna Maria Gatto sono dichiarate parti offese tutte e 29 le ragazze che hanno preso parte ai festini nella casa dell'ex premier. Ad oggi, però, le uniche ad aver presentato costituzione di parte civile sono Chiara Danese, ex miss Piemonte, e la modella Imane Fadil.

La decisione è stata subito avversa dalla difesa di Nicole Minetti, l'ex igienista dentale oggi consigliera regionale lombarda che, secondo l'accusa, sarebbe stata incaricata da Berlusconi di procuragli ragazze giovani e di bella presenza per le sue feste private. I difensori della Minetti presenteranno opposizione a tutte le richieste: sia le sole due presentate ad oggi sia quelle che dovessero essere presentate in futuro.

Per quanto riguarda il processo, ripartirà il prossimo 20 di gennaio e si terrà, salvo disposizioni contrarie, tutti i venerdì. Data la decadenza da incarichi di governo, Silvio Berlusconi non potrà più avvalersi del “legittimo impedimento” per giustificare assenze nell'aula del tribunale qualora venisse chiamato a testimoniare.

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