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Tutte le Regioni verso la zona gialla, ma il Paese rischia la terza ondata: l’avvertimento di Gimbe

I lunghi mesi invernali, l’imprevedibile impatto dell’influenza stagionale, l’imminente passaggio al giallo dell’intero Paese e il legittimo entusiasmo per il vaccino in arrivo sono gli elementi della tempesta perfetta che può innescare la terza ondata: questo l’avvertimento della fondazione Gimbe nell’ultimo monitoraggio sull’emergenza coronavirus nel nostro Paese. Anche se la curva dei nuovi casi rallenta, sono diminuiti anche i casi testati. E solo il rispetto di severe regole potrà scongiurare l’arrivo di una terza ondata.
A cura di Annalisa Girardi
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La curva dei contagi di coronavirus sta rallentando. Lo dimostrano i dati del monitoraggio settimanale della fondazione Gimbe, un think tank che si occupa di ricerca in ambito sanitario e che dall'inizio della pandemia monitora la situazione epidemiologica nel nostro Paese. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, la frenata di nuovi casi è sovrastimata da una "netta e ingiustificata" riduzione dei tamponi. I numeri ci dicono che anche che, seppur in miglioramento, la situazione rimane critica: rispetto alla settimana precedente, nel periodo tra il 2 e l'8 dicembre si sono comunque registrati 135 mila contagi e 4.870 decessi. Anche la pressione sugli ospedali è in calo, anche se ricoveri e terapie intensive rimangono sopra la soglia di saturazione in 15 Regioni. I casi attualmente positivi sono oltre 737mila, una mole che rende impossibile il tracciamento. "I lunghi mesi invernali, l'imprevedibile impatto dell'influenza stagionale, l'imminente passaggio al giallo dell'intero Paese e il legittimo entusiasmo per il vaccino in arrivo sono gli elementi della tempesta perfetta che può innescare la terza ondata", avverte Gimbe.

Andiamo quindi a vedere i dati dell'ultimo monitoraggio della fondazione. Se, come anticipato, si conferma una flessione dei nuovi casi, bisogna anche sottolineare una riduzione di oltre 121 mila casi testati. Il rapporto tra positivi e casi testati rimane sostanzialmente stabile, anche se in leggera crescita: questa settimana, infatti, è al 24,8% contro il 24,7%. Calano del 5,4% i casi attualmente positivi: sul fronte degli ospedali diminuiscono sia i ricoveri dei pazienti con sintomi che le terapie intensive. Sono in calo anche i decessi.

Nuovi casi, ricoveri e decessi: i dati dell'ultima settimana

Ecco i numeri dell'ultimo periodo preso in esame, dal 2 all'8 dicembre.

  • Decessi: 4.879 (-3,5%)
  • Terapia intensiva: -318 (-8,7%)
  • Ricoverati con sintomi: -2.730 (-8,3%)
  • Nuovi casi: 136.493 (-17,7%)
  • Casi attualmente positivi: -42.420 (-5,4%)
  • Casi testati -121.726 (-18,1%)
  • Tamponi totali: -142.105 (-10,1%)

"Anche questa settimana si confermano evidenti segnali di rallentamento del contagio quali la riduzione dell'incremento percentuale dei casi totali (8,4% vs 11,4% a livello nazionale, registrata anche in tutte le Regioni) e del numero dei nuovi casi settimanali, ma l’effetto non è dovuto solo alle misure introdotte", commenta il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta.

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Rimane stabile il rapporto tra positivi e casi testati, ma si registra una riduzione di 121 mila casi testati, ben il 18,1% in meno. Solo cinque Regioni nell'ultima settimana hanno sottoposto a tampone più persone che in quella precedente.

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La riduzione dei casi testati

"Da questi numeri emergono tre ragionevoli certezze: innanzitutto che le misure introdotte hanno frenato il contagio; in secondo luogo che l’effetto delle misure sull’incremento dei nuovi casi è sovrastimato da una consistente riduzione dell’attività di testing; infine che, a invarianza di misure restrittive, la discesa della curva sarà molto lenta, certo non paragonabile a quella della prima ondata", spiega ancora Cartabellotta. Aggiungendo che la riduzione del bacino degli attualmente positivi "è lenta, modesta, oltre che sovrastimata dalla notevole riduzione di tamponi e casi testati nelle ultime settimane".  Il record di casi testati in media al giorno si è registrato nella settimana dal 4 all'11 novembre con 124.575 tamponi: rispetto a quel picco il calo dell'ultima settimana è del 36,8% di casi testati in meno.

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La situazione negli ospedali

In altre parole, questo miglioramento è sottostimato. E se è vero che comunque le misure restrittive sono riuscite ad allentare la pressione sugli ospedali e sulle terapie intensive, la soglia di occupazione di pazienti Covid nei reparti continua ad essere superiore al 40% e nelle TI al 30% in ben 15 Regioni. Ciò significa che siamo ancora oltre la soglia critica.

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Siamo ancora in una fase critica e il tracciamento è saltato

Anche la curva dei decessi sale in maniera meno ripida. Ma questi dati non devono restituire un quadro fuorviante. La situazione, sottolinea Cartabellotta, rimane ancora "grave e instabile". E aggiunge: "La prognosi rimane riservata e, per essere sciolta, richiede una rigorosa e prolungata “compliance” a tutte le misure individuali, al distanziamento sociale e alle restrizioni imposte da Governo e Regioni". Renata Gili, responsabile di ricerca sui servizi sanitari della fondazione, ribadisce: "Siamo in una fase estremamente delicata dell'epidemia per almeno tre ragioni: innanzitutto con oltre 700 mila attualmente positivi è impossibile riprendere il tracciamento dei contatti; in secondo luogo, ci attendono lunghi mesi invernali che favoriscono la diffusione di tutti i virus respiratori; infine, sino a metà gennaio non sapremo se l’impatto dell’influenza sarà, come auspicato, più contenuto rispetto alle stagioni precedenti. In tal  senso, arrivare a quel momento con gli ospedali saturi potrebbe avere conseguenze disastrose per la salute e la vita delle persone".

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Per concludere, Cartabellotta avverte: "Altri due elementi completano la tempesta perfetta che rischia di innescare la terza ondata. Alla vigilia delle festività natalizie, tutte le Regioni si avviano a diventare gialle, un colore che non deve essere letto come un via libera, ma impone il rispetto di regole severe per impedire assembramenti e ridurre al minimo i contatti sociali tra persone non conviventi. Infine, l’auspicato e (speriamo) imminente arrivo del vaccino  non deve costituire un alibi per abbassare la guardia: nella più ottimistica delle previsioni, infatti, un’adeguata protezione a livello di popolazione potrà essere raggiunta solo nell’autunno 2021 con una massiccia adesione delle persone alla campagna di vaccinazione".

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