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Tav, Salvini: “Alla fine si farà. Tutte le grandi opere si faranno, si va avanti”

Matteo Salvini si schiera in modo lineare: “L’Italia purtroppo è famosa perché comincia, quando le comincia, le opere pubbliche e poi le lascia a metà, non le finisce mai. Questo non va bene affatto”. Quindi bisogna andare avanti con tutte le infrastrutture già in corso d’opera. E vale anche per la Tav, nonostante il Movimento 5 Stelle non sia così convinto: “Penso si farà, in linea di principio sono per finire un lavoro che si è incominciato”, ha detto il leader del Carroccio.
A cura di Chiara Caraboni
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Salvini dice sì. Sì alla Tav, sì al Mose, sì al Tap, all’Ilva, al Terzo Valico, alla Pedemontana, al Brennero. Sì perché “ne va della credibilità del Paese”. Sì perché “non si può viver dove tutto è bloccato”. Il verbo del vicepresidente del Consiglio quindi è uno: fare. Bisogna “fare grandi opere, farle tutte, e guai a lasciarle a metà”, ha detto, “tutte le opere si faranno. Si va avanti. Punto”.

Il leader della Lega quindi lascia pochi dubbi: gli sviluppi, soprattutto sulle opere già iniziate, devono continuare. Anche per smontare un’idea di Italia che non porta a termine le cose: “Penso semplicemente una cosa: l’Italia purtroppo è famosa perché comincia, quando le comincia, le opere pubbliche e poi le lascia a metà, non le finisce mai. Questo non va bene affatto” ed è proprio per questo motivo che “sulle grandi opere non si torna indietro”, afferma Salvini. Non si sbilancia troppo, ma sulla Tav dice: "Penso che alla fine si farà, in linea di principio sono per finire un lavoro che si è incominciato".

È anche vero che il ministro dell’Interno non decide tutto da solo, e il Movimento 5 Stelle non è determinato come lui riguardo alle infrastrutture. Luigi Di Maio infatti, durante la trasmissione Non è l’Arena su La7, ha rimarcato alcune esitazioni, non convinto che “sia un’opera che ancora serve”. Così come non è molto certo della Pedemontana che, dice Salvini, quelli del Movimento 5 Stelle “vogliono fermare, ma sarebbe un’assurdità”, anche perché “il 4 dicembre aprono i primi dieci chilometri di questa infrastruttura cruciale. E dovremmo dire no grazie, smantelliamo tutto? La stessa cosa vale per il Mose di Venezia. Manca soltanto il 5 per cento per terminare l’opera e dovremmo smontare le dighe? Suvvia. E sul Tap, sull’Ilva, sul Terzo Valico, sul Brennero: occorre costruire e finire di costruire senza lasciare le cose per aria. Ne va della credibilità di un Paese, oltre che della vita pratica dei suoi cittadini. Non si può vivere dove è bloccato tutto”, dice durante un colloquio con Il Messaggero.

Nonostante questo, Salvini ribadisce di voler far “gioco di squadra” e che è inutile che “vogliate mettermi contro Di Maio”. Quello su cui concentra però il leader leghista è la volontà di portare avanti “l’idea di un’Italia competitiva e orgogliosa di giocarsela alla pari con i partner europei” e quindi “la velocità nel movimento di persone e di merci è un must”. Infatti, si è anche detto "molto impressionato dalla manifestazione di Torino. C’è un Paese che sembra pronto alle grandi sfide. E questo mi fa piacere".

Prima di gridare alla vittoria, però, bisogna esaminare l’analisi dei costi e dei benefici. Anche se, a detta di Salvini, la relazione potrebbe esserci a gennaio. Il leader del Carroccio infine fa una riflessione su uno dei mantra del Movimento, un punto chiave su cui è stato creato il loro consenso: l’onestà. Una virtù che Salvini riconosce, ma definisce “un prerequisito” che “non può essere sbandierato come la vera cosa che conta. È una condizione necessaria ma non sufficiente, secondo me. Se c’è un medico onestissimo ma non bravo, io non ci vado. Se c’è un pilota onestissimo ma incapace, preferisco prendere il treno”. E lo dice anche durante il suo intervento alla Scuola di formazione politica della Lega, a Milano: "L’onestà non accompagnata dalla competenza è un disastro", ha detto ai ragazzi. Parole che lasciano nell'aria un'eco di polemica verso il suo collaboratore e il Movimento, nonostante, come riporta Il Correre della Sera, Salvini affermi che il suo sia un "ragionamento generale".

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