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Tajani dice che non serve il salario minimo perché non siamo nell’Unione Sovietica

Il vicepremier Antonio Tajani liquida la proposta sul salario minimo delle opposizioni: “Non serve il salario minimo. Serve un salario ricco, perché non siamo nell’Unione Sovietica”
A cura di Annalisa Cangemi
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"In Italia non serve il salario minimo. Serve un salario ricco, perché non siamo nell'Unione Sovietica in cui tutti avevano lo stesso stipendio". Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo all'Assemblea di Coldiretti, contesta la proposta del centrosinistra unito sul salario minimo legale a 9 euro lordi l'ora, e per farlo dice che non siamo in Unione Sovietica. Un accostamento che ha fatto storcere il naso alle opposizioni, che in commissione Lavoro stanno lottando per non far passare l'emendamento soppressivo della maggioranza, rinviato ai prossimi giorni.

"Lo Stato deve fare buone regole per fare crescere l'economia e per creare il salario ricco, perché il salario minimo voluto dalla sinistra è un sistema vetero-socialista che abbassa il salario non aumenta il salario, distrugge meritocrazia e livella tutto in basso", ha aggiunto Tajani.

La reazione della minoranza alla frase di Tajani non tarda a farsi sentire: "Intanto vorrei segnalare al ministro degli Esteri del governo Meloni che non corriamo alcun pericolo di finire in URSS anche perché l'URSS non esiste più da 32 anni. Poi, già che ci siamo, lo inviterei a leggere il testo della proposta di legge sul salario minimo", ha commentato il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell'Alleanza Verdi Sinistra. "Capisco che nel governo della destra siano allergici alla lettura ma scoprirebbe in un attimo che il salario minimo non renderebbe gli stipendi tutti uguali. Aiuterebbe invece quei milioni di lavoratori e lavoratrici che pur lavorando con regolari contratti hanno stipendi da fame. È uno scandalo italiano che il ministro non vede o che non gli interessa. Forse Tajani preferisce il modello del loro amico Putin dove i diritti dei lavoratori sono una materia sconosciuta". 

Secondo Carlo Calenda quanto detto dal ministro degli Esteri sul salario minimo "è una imbecillità, per cui dimostra di non sapere dati fondamentali, come il fatto che buona parte dei Paesi del G7 lo ha. Questo vuol dire che gli USA sono come l'URSS?", ha detto a "L'aria che tira", su La7. "Il problema – ha proseguito Calenda – è che oggi hanno chiuso una società perché pagava i dipendenti sotto i cinque euro lordi orari, e questo riguarda tante cooperative che operano nel settore della vigilanza e dei servizi". Per noi "sotto una certa soglia non è lavoro ma sfruttamento", ha sottolineato, spiegando che "1.200 euro netti al mese sono la soglia al di sotto della quale una persona che lavora a tempo pieno non dovrebbe essere pagato". 

"Non siamo in URSS. Argomentazione che nemmeno al bar", ha sentenziato Stefano Bonaccini su Twitter. "Tajani dice che non serve un salario minimo, ma un ‘salario ricco'. Ricco per chi? Per politici, parlamentari ed ex parlamentari, a cui hanno ripristinato tutti i vitalizi? A Tajani e Forza Italia lasciamo le battaglie per i soliti privilegiati, noi continueremo a lottare per quasi 4 milioni di lavoratori che non arrivano a guadagnare neanche 9 euro l'ora. Meritano rispetto e dignità", ha scritto in un tweet il presidente del M5S Giuseppe Conte.

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