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Salario minimo, cosa dice la proposta di legge che le opposizioni hanno depositato alla Camera

È stata depositata alla Camera la proposta di legge sul salario minimo firmata da tutte le opposizioni (tranne Italia viva). La proposta continua a dividere i sindacati.
A cura di Annalisa Cangemi
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È stata depositata questa mattina alla Camera la proposta di legge sul salario minimo a 9 euro l'ora, firmata da tutte le opposizioni tranne Italia viva, su cui il governo e la maggioranza si sono fino ad ora mostrati ostili.

Nel testo della pdl, composta in tutto da 8 articoli, si individua "nella data del 15 novembre 2024, che è anche quella ultima di doveroso ricevimento" della direttiva europea sul salario minimo, "quella necessaria al fine di consentire ai contratti collettivi di aggiornarsi alla presente legge e al Tem (Trattamento economico minimo, ndr) ora inizialmente previsto in 9 euro orari".

Proprio all'ultimo articolo si legge infatti che la legge entra in vigore "alla scadenza del termine per il recepimento della Direttiva (UE) n. 2041/2022 del 19 ottobre 2022 fissato alla data del 15 novembre 2024, ad eccezione dell'articolo 7, che entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale". 

L'articolo 7 prevede che la legge di bilancio per il 2024 "definisca un beneficio temporaneo per accompagnare l'adeguamento al trattamento economico orario di 9 euro delle eventuali più basse retribuzioni previste da contratti collettivi di settori meno sviluppati da un punto di vista sociologico". Mentre all'articolo 2 si stabilisce che "la retribuzione complessiva adeguata e sufficiente dovuta a tutti i lavoratori ai sensi dell'art. 36 della Costituzione è data dal Trattamento economico complessivo (noto come Tec) comprendente non solo il Trattamento economico minimo (Tem) ma anche gli scatti di annualità, le retribuzioni aggiuntive e le indennità contrattuali fisse e continuative, previste dal contratto collettivo, sottoscritto per il settore di effettiva attività aziendale dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative".

La pdl chiarisce, "per evitare equivoci, che questo trattamento economico complessivo dovuto ai lavoratori non impedisce che vengano stipulati anche contratti collettivi più favorevoli con efficacia limitata agli iscritti, essendo principio generale del diritto del lavoro l'efficacia e la validità delle pattuizioni sia individuali che collettive di miglior favore". Insomma, la proposta considera la necessità di sostenere i settori più indietro per l'adeguamento al salario minimo e contemporaneamente, pur fissando dei parametri, tutela la contrattazione collettiva.

La discussione sul salario minimo legale: chi è a favore e chi è contro

"L’obiettivo della pdl è di valorizzare la contrattazione collettiva ‘sana’ a danno di quella ‘pirata’, stabilendo, altresì, che nessuna lavoratrice e nessun lavoratore possano guadagnare meno di 9 euro lordi l’ora. Di ieri sono le importanti aperture di alcune delle principali sigle sindacali e datoriali, che hanno ben compreso l’importanza che questa misura, laddove approvata, avrebbe sulla vita di oltre 4 milioni di persone, soprattutto giovani e donne. Ora Governo e maggioranza non si mostrino sordi. Dicono di essere ‘patrioti’? Lo dimostrino permettendo a questa proposta di essere approvata quanto prima. Noi ci siamo”, hanno commentato i parlamentari del M5S nelle commissioni Lavoro di Camera e Senato.

Soddisfatto anche l'ex premier Conte: "È una giornata molto importante – ha scritto su Facebook il leader M5s – Da anni il Movimento 5 Stelle si batte per il salario minimo legale da 9 euro l'ora e oggi abbiamo depositato una proposta condivisa da tutte le forze di opposizione, ad eccezione di Italia Viva. Giorgia Meloni, che pure guadagna 30 volte tanto, nel discorso alle Camere per la fiducia si era definita ‘underdog', ossia ‘svantaggiata'. La presidente del Consiglio smetta di dire no al salario minimo e non si dimentichi di coloro che ‘svantaggiati' lo sono davvero, di chi rimane indietro con buste paga da fame che non permettono neppure di soddisfare i bisogni più elementari. Si tratta di una misura necessaria per il Paese, per dare respiro a oltre 4 milioni di lavoratori, in particolare giovani e donne".

Intanto il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenendo all'assemblea degli industriali varesini, sottolinea che "il salario minimo è una direttiva europea introdotta per una serie di motivi come il damping salariale. Si parla di 9 euro lordi, non è un tema che ci riguarda" in quanto "i nostri contratti sono sopra quella cifra".

Sulla materia i sindacati sono divisi, con la Cisl che ha più volte manifestato la sua contrarietà: il segretario generale Luigi Sbarra sostiene che "indicare una soglia, un compenso minimo per legge ci espone a diversi rischi: la fuga dall'applicazione dei contratti in molte aziende, uno schiacciamento verso il basso della dinamica retributiva dei salari medi e soprattutto un espandersi del lavoro nero e del sommerso". Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini"Il salario minimo è uno strumento necessario, da solo però non risolve tutti i problemi. Abbiamo bisogno di aumentare i salari, di rinnovare i contratti nazionali, di un governo che metta soldi per rinnovare i contratti del settore pubblico e di imprese che accettino le richieste che stanno arrivando per migliorare strutturalmente i salari". 

"C'è anche bisogno di fare una legge sulla rappresentanza che cancelli i contratti pirata – ha aggiunto – e che dia validità generale a quelli nazionali, perché l'obiettivo deve essere che i diritti siano garantiti a tutte le forme di lavoro, non solo ai lavoratori subordinati, ma anche alle partite Iva e al lavoro autonomo. A me preoccupano le leggi che ha fatto questo governo, come aver esteso i voucher e aver liberalizzato i contratti a termine", ha aggiunto Landini.

Nel governo e nella maggioranza sono arrivati segnali che vanno in direzione opposta all'accoglimento della proposta: "Non sono convinta che ci si possa arrivare per legge" ha detto nei giorni scorsi la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, sottolineando la necessità di puntare sulla contrattazione collettiva di qualità.

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