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Accordo delle opposizioni sul salario minimo, cosa prevede la proposta di legge unitaria

Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Azione, Verdi e Sinistra e +Europa hanno trovato l’accordo sul salario minimo e presenteranno una proposta di legge unitaria alla Camera dei deputati: è la prima convergenza ampia tra le opposizioni al governo Meloni. Resta fuori Italia Viva.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Le opposizioni hanno trovato un accordo sul salario minimo. Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Azione, Verdi e Sinistra e +Europa hanno deciso di presentare una proposta di legge unitaria sul tema, riunendosi per la prima volta con una convergenza così ampia. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Matteo Richetti, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Riccardo Magi hanno diffuso una nota congiunta annunciando che la proposta sarà depositata nei prossimi giorni alla Camera dei deputati, dopo un lungo lavoro di sintesi fatto dai partiti di opposizione al governo Meloni. Tutti i partiti, infatti, avevano il salario minimo nel programma elettorale, pur con alcune differenze nel raggiungimento e nella proposta legislativa.

"La necessità di un intervento a garanzia dell’adeguatezza delle retribuzioni dei lavoratori, in particolare di quelli in condizione di povertà anche per colpa dell’inflazione, è un elemento qualificante dei nostri programmi elettorali – scrivono i leader nella nota – Per questo abbiamo lavorato a una proposta unica che depositeremo alla Camera nei prossimi giorni. Vogliamo infatti sottolineare con forza la comune convinzione che è giunto il momento di dare piena attuazione all’articolo 36 della Costituzione che richiede che al lavoratore sia riconosciuta una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa per sé e per la propria famiglia".

La proposta delle opposizioni viene riassunta in alcuni punti fondamentali:

  • al lavoratore di ogni settore economico sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore;
  • a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, venga comunque introdotta una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali;
  • la giusta retribuzione così definita non riguardi solo i lavoratori subordinati, ma anche i rapporti di lavoro che presentino analoghe necessità di tutela nell’ambito della parasubordinazione e del lavoro autonomo;
  • conformemente anche a quanto previsto nella direttiva sul salario minimo, sia istituita una Commissione composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali comparativamente più rappresentative che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario;
  • sia disciplinata e quindi garantita l’effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso;
  • sia riconosciuta per legge l’ultrattività dei contratti di lavoro scaduti o disdettati;
  • sia riconosciuto un periodo di tempo per adeguare i contratti alla nuova disciplina, e un beneficio economico a sostegno dei datori di lavoro per i quali questo adeguamento risulti più oneroso.

Poco dopo la diffusione della nota congiunta, è arrivato il commento del leader di Azione, Carlo Calenda: "È un provvedimento equilibrato che riprende i punti fondamentali della proposta depositata dal Terzo Polo – scrive il senatore su Twitter – Chiediamo ora al governo di Giorgia Meloni di aprire un confronto di merito e senza pregiudizi. Abbiamo sostenuto la riforma del reddito di cittadinanza, ma occorre evitare di aumentare la povertà lavorativa".

Renzi si sfila dalla proposta delle opposizioni sul salario minimo

Il leader di Italia Viva non parteciperà all'iniziativa unitaria delle opposizioni, fanno sapere dall'ufficio stampa del partito: "Matteo Renzi non firmerà la proposta sul lavoro insieme a Fratoianni, Conte e Schlein come non firmerà proposte su giustizia o fisco con Meloni e Salvini – spiegano da Italia Viva – Il fatto di essere all’opposizione del governo Meloni non significa essere in una coalizione alternativa. Nel merito sul salario minimo Italia Viva aveva presentato alle elezioni un testo diverso da quello che è stato proposto dal campo largo e dunque in coerenza con il mandato elettorale proporrà degli emendamenti al testo, votando a favore dei punti su cui è d’accordo. Italia Viva si comporterà allo stesso modo sui prossimi disegni di legge su giustizia, su infrastrutture, su sanità. Votiamo le leggi che ci convincono ma restiamo all’opposizione di Meloni e distanti dalle posizioni sul lavoro di Fratoianni, Conte e Schlein".

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