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News sul salario minimo in Italia

La ministra Calderone contro il salario minimo: “Non si può decidere per legge”

La ministra del Lavoro Marina Calderone ha chiuso alle ipotesi di salario minimo: “Non credo ci si possa arrivare per legge, bisogna investire sulla contrattazione collettiva”, ha dichiarato. Intanto l’opposizione – con Schlein, Conte e Calenda – insiste sulla proposta unitaria presentata ieri.
A cura di Luca Pons
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Il giorno dopo l'annuncio delle opposizioni che hanno trovato un accordo su una proposta unitaria di salario minimo a 9 euro l'ora, la ministra del Lavoro Marina Calderone spegne gli entusiasmi e ribadisce la posizione del governo Meloni: il salario minimo non serve, basta puntare sui contratti collettivi. "Non sono convinta che al salario minimo si possa arrivare per legge", ha detto oggi la ministra a margine del Festival del lavoro di Bologna: "Noi siamo attenti a tutte le dinamiche del mondo del lavoro e siamo convinti che si debba investire sulla contrattazione collettiva di qualità". In ambito europeo, ha aggiunto, "la direttiva stessa dice che al salario minimo si possa arrivare attraverso diversi percorsi".

Il governo Meloni insiste: bisogna puntare sui contratti collettivi

Insomma, non è cambiata l'idea del governo, che si oppone nettamente all'idea di un salario minimo. Nonostante sia la Commissione europea che gli esperti convocati dal Parlamento sul tema abbiano sottolineato che un salario minimo, fissato per legge con le dovute misure e cautele, può spingere sia l'occupazione che la produttività dell'economia italiana. Oltre, ovviamente, a ridurre la povertà di chi ha un lavoro ma comunque non guadagna abbastanza per vivere.

Circa una settimana fa, una sentenza del Tribunale dell'Unione europea ha messo in discussione anche l'idea che i contratti collettivi siano sufficienti a garantire uno stipendio dignitoso a tutti. Perché è una scelta delle aziende aderirvi o meno, e non si può obbligare un'impresa – nel caso della sentenza, Ryanair – ad applicare stipendi più alti solo perché esiste un contratto collettivo nazionale che li prevede.

Tuttavia, Calderone ha ripetuto la linea del governo: "Si può sostenere la contrattazione di qualità, anche con percorsi di rinnovo contrattuale attraverso detassazione" e favorendo "agevolazioni fiscali e contributive". In più ha affermato di voler "lavorare molto sulla contrattazione nazionale di secondo livello per cercare di dare un aiuto concreto al rinnovo dei contratti".

È arrivata a stretto giro la risposta di Elly Schlein, segretaria del Pd: "La ministra del Lavoro dice che non serve una legge sul salario minimo. A lei e al governo vorrei ricordare che ci sono tre milioni di lavoratrici e lavoratori poveri in Italia, e che questo governo non può non capire che sotto una certa soglia non si può parlare di lavoro ma è sfruttamento".

Schlein, Conte e Calenda rilanciano la loro proposta di salario minimo: "Si apra un confronto"

Oggi diversi leader dell'opposizione sono tornati a battere sul tema del salario minimo. Giuseppe Conte, intervistato dalla Stampa, ha detto che spera che il governo "non continui a prendersela con i più fragili", e che "questa legge può essere un passo avanti decisivo per tanti lavoratori schiacciati dalla precarietà e dallo sfruttamento", sottolineando che "la convergenza tra forze politiche" dell'opposizione "si sperimenta su temi e su proposte concrete".

Dalle colonne di Repubblica, Elly Schlein ha sottolineato che la proposta presentata "rafforza anche la contrattazione collettiva e estende la retribuzione del contratto più rappresentativo a tutti i lavoratori del settore". Anche Carlo Calenda, pur smarcandosi dall'idea di un "campo largo", ha rivendicato la proposta: "Il salario minimo è presente in tutti i paesi del G7 da anni. La questione è farlo bene", ha scritto sui social. Per poi dire, in un'intervista al Quotidiano nazionale, che "è una norma di assoluto buonsenso su cui ci aspettiamo che il governo Meloni avvii un confronto serio". A giudicare dalle premesse della ministra Calderone, però, viene da pensare che l'intenzione non sia questa.

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