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Ruotolo (Pd): “Legge bavaglio strozza la democrazia. Pronti a scendere in piazza per chiedere ritiro”

La maggioranza ha approvato la proposta del deputato di Azione Enrico Costa, che vieta la pubblicazione sui media dei testi delle ordinanze dei giudici. La norma ha suscitato le proteste tra gli altri del sindacato della stampa, dell’Anm e dei partiti di centrosinistra. A Fanpage.it, il responsabile informazione del Pd Sandro Ruotolo spiega perché per i dem quella votata alla Camera è una vera e propria legge bavaglio.
A cura di Marco Billeci
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"Libero Grassi diceva che i buoni politici fanno buone leggi e i cattivi politici fanno cattive leggi", ricorda Sandro Rutolo, giornalista d'inchiesta di lungo corso, oggi responsabile informazione e cultura del Partito Democratico. "Da quando, nel '91, Libero è stato ucciso dalla Mafia, quella frase è sempre stata la mia bussola".

Perché secondo lei, l'emendamento Costa, approvato alla Camera – che vieta la pubblicazione sugli organi d'informazione dei testi delle ordinanze dei giudici – è una cattiva legge?

L'inchiesta su Verdini venuta alla luce in queste ore è esemplare, da questo punto di vista. I giudici si esprimeranno sull'eventuale colpevolezza, ma i giornalisti devono avere la possibilità di accendere i riflettori, anche sulle questioni etiche e politiche della vicenda. Non a caso, l'articolo 21 della Costituzione è composto da due parti: il dovere dei giornalisti di dare le notizie, ma soprattutto il diritto dei cittadini a essere informati correttamente. Questo è il compito del giornalismo, altro è quello della magistratura, che deve valutare i rilievi penali. È chiaro che nel momento in cui le persone non possono venire a conoscenza di relazioni, conflitti di interessi etc.. la democrazia diventa monca.

Per la maggioranza non c'è nessun bavaglio o censura, perché i giornalisti potranno comunque riferire i contenuti dei provvedimenti, anche senza citazioni dirette. Insomma, cambierebbe poco rispetto a oggi.

Invece cambia moltissimo. Lo  hanno spiegato bene la Federazione Nazionale della Stampa, il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, procuratori come Curcio o Cantone.  I giornalisti non potranno più  pubblicare i dati oggettivi, contenuti nelle ordinanze, ma dovranno ricostruirne il contenuto. Solo mesi dopo l'emissione dell'ordinanza, i cittadini potranno conoscere l'interezza di quello che è successo. Questa parzialità della cronaca giudiziaria tra l'altro sarà un danno anche per l'indagato.

I difensori della norma invocano il garantisimo nei confronti degli indagati, che non devono subire processi mediatici.

Il mio garantismo è far conoscere all'opinione pubblica le cose,  specie su inchieste per reati gravi come corruzione o mafia. Dopodiché le decisioni spettano ai magistrati, nei tre gradi di giudizio. La verità è che  a sostegno di questa legge bavaglio si sono saldati un misto di residuo di Prima Repubblica – che vuole ancora la rivincita su Mani Pulite – e il Berlusconismo, ora in una fase più avanzata di destra, destra.

La proposta in questione è stata presentata dal deputato calendiano Enrico Costa e poi votata assieme alla maggioranza. Un'altra frattura profonda nel fronte delle opposizioni…

Costa storicamente è su queste posizioni, ma a Calenda chiedo una presa di distanza su questo grave attacco alla libertà d'informazione. A Carlo voglio ricordare che su questo tema sta facendo parte di una maggioranza, in cui ricoprono cariche istituzionali personaggi che all'epoca del processo Ruby  hanno occupato il tribunale di Milano, sostenendo che la ragazza fosse la nipote di Mubarak. Le giustificazioni di Costa poi non stanno ne in cielo né in terra. Se io mi sento diffamato da qualcosa che viene scritto, mi rivolgo a un magistrato,  non faccio un bavaglio preventivo. Sono due piani diversi.

Il testo deve ora passare all'esame del Senato, come proverete a fermarlo?

Il Pd insieme a M5S e Avs chiederà con forza la revoca della legge Costa. Siamo pronti a coinvolgere i cittadini, unendoci nella battaglia ad  associazioni e sindacati. Si tratta di   una questione di qualità della democrazia perché dove c'è la censura, c'è il regime. Ai tempi dell'editto bulgaro di Berlusconi contro Santoro, Biagi e Luttazzi, decine di migliaia di cittadini scesero in piazza. Addirittura, il presidente della Repubblica Ciampi  fece un messaggio alle Camere sul pluralismo. Ora il Paese è tramortito da trent'anni di berlusconismo, ma dobbiamo ricostruire questo tessuto sociale. Ci sono stati segnali incoraggianti, come la bellissima manifestazione contro la violenza sulle donne al Circo Massimo o le piazze dei sindacati. Questa contro la legge bavaglio è un'altra battaglia giusta, su cui dobbiamo riuscire a unire tutta la società civile, mobilitando anche chi fino a oggi è rimasto a casa.

Qual è la posta in gioco a suo giudizio?

Nello stato di diritto c'è un equilibrio di poteri, se quello più forte sovrasta gli altri la democrazia va in crisi. Stiamo andando in questa direzione. È   gravissimo ad esempio che la presidente del Consiglio – la donna con più potere in Italia –  attacchi dal palco di un evento di partito dei privati cittadini, come Roberto Saviano o Chiara Ferragni, perché non hanno la possibilità di difendersi alla pari.

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