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Ora i giornali non potranno più pubblicare l’ordinanza di custodia cautelare: ok della Camera

Con 160 voti a favore e 70 contrari la Camera ha approvato l’emendamento di Enrico Costa (Azione) alla legge di delegazione europea che vieta di pubblicare l’integrale o stralci del testo dell’ordinanza di custodia cautelare fino termine dell’udienza preliminare.
A cura di Annalisa Cangemi
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Con 160 sì e 70 no, l'Aula della Camera ha approvato l'emendamento presentato dal deputato di Azione, Enrico Costa, alla legge di delegazione europea che prevede il divieto di pubblicazione degli atti fino all'udienza preliminare.

È stata raggiunta dunque una mediazione in maggioranza, grazie anche a Italia viva) sull’emendamento: i ‘no' sono arrivati da Movimento 5 Stelle, Avs e Pd, mentre Italia Viva e Azione, invece, hanno votato insieme alla maggioranza.

La proposta di modifica per la quale il governo aveva annunciato il parere contrario è stata riformulata. Il testo prevedeva il "divieto di pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare", cioè l'atto con cui il pubblico ministero ufficializza la sua richiesta di andare a processo, fino alla conclusione delle indagini o dell'udienza preliminare, mentre nella riformulazione proposta dal governo si parla di divieto di pubblicazione "integrale o per estratto" del testo dell'ordinanza. Dal 2019, grazie alla legge dell'ex ministro dem Andrea Orlando sulle intercettazioni, quegli atti erano pubblici. D'ora in poi non potranno più essere pubblicati.

Con l'emendamento di Enrico Costa si chiedeva di "modificare l'articolo 114 del codice di procedura penale prevedendo, nel rispetto dell'articolo 21 della Costituzione e in attuazione dei principi e diritti sanciti dagli articoli 24 e 27 della Costituzione, il divieto di pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva Ue 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016". Nella riformulazione proposta dal Governo, in cambio del parere favorevole, si ripropone il testo tale e quale con due sole eccezioni: si parla di "divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell'ordinanza di custodia cautelare" e si pospongono gli articoli della Costituzione scrivendo prima "in attuazione dei principi e diritti sanciti dagli articoli 24 e 27 della Costituzione, ma nel rispetto dell'articolo 21 della Costituzione". La riformulazione è stata accettata da Costa, che quindi non ha chiesto il voto segreto, per cui alla fine il testo è passato.

"A nome del governo ho appena dato parere favorevole con riformulazione all'emendamento presentato dal collega Enrico Costa al ddl di delegazione europea sul recepimento della direttiva Ue sulla presunzione di innocenza – ha detto Matilde Siracusano, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia -. La riformulazione proposta dall'esecutivo prevede di vietare la pubblicazione per estratto o integrale del testo dell'ordinanza di custodia cautelare prima dell'udienza preliminare. Un risultato positivo e che ci soddisfa, un buon traguardo per ribadire ancora una volta l'importanza – per Forza Italia e per il governo – del garantismo e della presunzione di innocenza, cardini chiave sui quali si fonda la nostra Costituzione". 

"L'emendamento di Azione che intende impedire la pubblicazione integrale o per estratto del testo dell'ordinanza di custodia cautelare fino alla conclusione delle indagini preliminari è un altro vergognoso bavaglio che colpisce e umilia il diritto dei cittadini ad essere informati", hanno commentato i rappresentanti del Movimento 5 stelle in commissione Giustizia alla Camera Stefania Ascari, Federico Cafiero De Raho, Valentina D'Orso e Carla Giuliano.

"L'informazione è un dovere di chi lavora in quel campo ma anche un diritto di tutti. Così il governo Meloni e la sua maggioranza allargata ad Azione e IV ancora una volta dimostrano qual è la loro unica agenda in materia di Giustizia: nascondere o lasciare impunite le malefatte della borghesia mafiosa, dei corrotti, dei comitati d'affari. Si affaticano tanto per nascondere i possibili reati dei potenti, perché sono quelli che interessano all'opinione pubblica. La giustizia classista del governo Meloni procede a passo spedito, portando l'Italia in un medioevo dei diritti". 

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