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Roberto Saviano di nuovo in tribunale: una pessima notizia per tutti noi

Vi spiego perché ogni volta che un politico querela Roberto Saviano a perderci siamo tutti noi. Saviano ha bordeggiato lungo le possibilità della lingua, è stato sul crinale e si è sporto, ma cos’altro dovrebbe fare uno scrittore se non sanzionare con le sue parole le intemperanze del potere?
A cura di Saverio Tommasi
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Roberto Saviano
Roberto Saviano

Oggi Matteo Salvini ha portato a processo Roberto Saviano per averlo definito "Ministro della Mala Vita", l'udienza è stata rinviata al primo giugno e Saviano ha letto una dichiarazione spontanea.

Facciamo un passo indietro: Roberto Saviano ha utilizzato un'espressione di Gaetano Salvemini, riprendendo la dicitura staccata della parola "Mala Vita" con cui Salvemini definì Giovanni Giolitti.

Partiamo dalle basi con una sacrosanta verità: "Ministro della Mala Vita" non è un'espressione piacevole da ricevere, non è un incarto di cui andare fieri, non è qualcosa di cui vantarsi durante il pranzo di Natale, su questo penso abbia ragione Matteo Salvini e certamente concorda Roberto Saviano: non si tratta di un'espressione cucciolosa. Infatti se Saviano avesse voluto fargli un complimento avrebbe trovato altre parole, non gli mancano.
Il fatto è che Roberto Saviano – semplicemente – voleva porre una critica. Lo ha fatto in modo verace, diretto, attaccato alla contemporaneità della Storia e con una citazione illustre, e questo a Matteo Salvini non è piaciuto. Il macchinista si è sentito disturbato.

Le critiche in questo Paese piacciono soltanto se fanno parte di un gioco concordato, di una partita con ruoli immutabili.
In questo Paese si può criticare ma poco, sempre con notevole rispetto ossequioso e una spruzzatina di deferenza, e magari chiedendo "per favore". In altre parole: si può criticare se non critichi veramente, se ti fermi prima, se non disturbi il manovratore.
Si può criticare se non ti sente nessuno.
Si può criticare se lo fai con la veemenza di un cortigiano, altrimenti è meglio che non scrivi niente, perché quando lo fai – quando le tue parole si diffondono – allora "non è rispettoso".

In tutto il mondo il potere è permaloso, in Italia un po' di più.

In Italia puoi criticare se ti fai pesce di paranza, confondendo la tua voce con le altre, ma se esci dall'acqua si aprono le porte dei tribunali.

Certamente con l'espressione "Ministro della Mala Vita" rivolta a Matteo Salvini, Roberto Saviano ha giocato sul filo, ha rasentato, costeggiato, sfiorato.
Usando quella dizione Roberto Saviano ha bordeggiato lungo le possibilità della lingua italiana, è stato sul crinale e si è sporto, ma cos'altro dovrebbe fare uno scrittore se non sollecitare la lingua?
Quale altro dovrebbe essere lo scopo dello scrivere, se non quello di scavare oltre la corteccia, dando una possibilità a ciò che non è banale?

Perché querelano proprio Roberto Saviano, ogni volta?
Perché Giorgia Meloni ha querelato lui, Matteo Salvini ha querelato lui, il ministro della cultura Sangiuliano ha querelato sempre lui?
Funziona così: colpiscono l'obiettivo più grande per zittire tutti gli altri, come prima di una rissa. Se ti aggrediscono in tre o quattro – questa è la regola – cerca subito di colpire il più forte dei tre, così gli altri scapperanno. Non colpire il calamaretto, la triglia, il nasello, colpisci il più grosso, umilialo di fronte agli altri e avrai vinta la partita; rendilo prima ancora bersaglio sui tuoi giornali di riferimento, prosciugagli l'acqua, togli ossigeno, additalo, deridilo, mandagli bacioni, riferisciti a lui come sprovveduto, incapace di contenere il linguaggio, creagli intorno un clima d'odio e poi portalo in tribunale e vincerai. E' questo, molto semplicemente, che stanno facendo contro Roberto Saviano. Non è una questione personale, schierandosi contro di lui stanno tentando di limare la democrazia del Paese in cui viviamo.

"È l'Italia, bellezza! E tu non puoi farci niente, o forse sì" (semicit.)

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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