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Roberto Fico accusa il governo: “Giù le mani dalla Rai, dalla maggioranza dichiarazioni vergognose”

“Non solo dichiarano apertamente che vogliono occupare la Rai, ma anche decidere la linea culturale che la Rai deve avere. Non è possibile, il governo deve stare al suo posto”: così, in un’intervista con Fanpage.it, Roberto Fico ha accusato il governo di voler controllare la Rai dopo le polemiche su Sanremo.
A cura di Annalisa Girardi
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Anche quest'anno il festival di Sanremo ha attirato le polemiche dal mondo della politica. E nella maggioranza di governo si starebbe anche ragionando su come cambiare i vertici della Rai. "Le tante dichiarazioni che ho letto in questi giorni da parte di esponenti della maggioranza sono ai limiti della vergogna", ha commentato in un'intervista con Fanpage.it Roberto Fico, ex presidente della Camera in quota Movimento Cinque Stelle ed ex presidente della commissione di Vigilanza Rai.

"Non solo dichiarano apertamente che vogliono occupare la Rai, ma anche decidere la linea culturale che la Rai deve avere. Non è possibile, il governo deve stare al suo posto. Serve una legge, come quella che avevo presentato quando ero presidente della commissione. La legge che ha fatto Renzi non ha cambiato assolutamente nulla, anzi ha peggiorato le cose", ha aggiunto Fico.

Insomma un attacco duro, quello di Fico, al governo e alla maggioranza per la posizione presa sul servizio pubblico. Fico ha ricoperto il ruolo di presidente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai tra il 2013 e il 2018 e, durante il governo di Matteo Renzi, aveva presentato una riforma che metteva in discussione i rapporti tra Parlamento, governo e Rai. Una riforma per promuovere una "cultura dell'indipendenza molto più alta", aveva commentato all'epoca.

Nel frattempo il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini è tornato a insistere sulla necessità di eliminare il canone, ma ha anche spinto per una riflessione da cima a fondo sul ruolo del servizio pubblico: "Alcuni mezzi di informazione non fanno critica ma sono dediti all'insulto, spesso pagati con denaro pubblico. Una riflessione sul futuro di una televisione pubblica più moderna, snella, efficiente, pluralista e meno spendacciona è assolutamente doveroso".

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