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Riforma fiscale, l’attacco di Cgil, Cisl e Uil: “Aiuta i redditi alti e aumenta le diseguaglianze”

La delega fiscale che il governo Meloni seguirà per mettere in atto la sua riforma delle tasse è “impossibile da condividere”. L’hanno detto Cgil, Cisl e Uil, che oggi sono stati interpellati alla Camera per un’audizione. Critiche sia verso i nuovi scaglioni Irpef che verso l’obiettivo flat tax.
A cura di Luca Pons
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I sindacati confederali – Cgil, Cisl e Uil – hanno espresso un giudizio "negativo" sulla legge delega che il governo Meloni dovrà seguire nei prossimi due anni per mettere in atto la sua riforma fiscale. Oggi le tre sigle, insieme ad altri sindacati, sono state ascoltate dalla commissione Finanze della Camera, e la loro nota congiunta ha evidenziato alcuni dei punti più problematici della riforma.

All'attuale testo della legge delega servirebbero "interventi sostanziali", dato che il sistema andrebbe "riformato dalle fondamenta" per essere in grado di rispondere alle esigenze dell'Italia, hanno detto i tre sindacati nel loro intervento. Ci sono, infatti, "elementi di iniquità" che sono dovuti anche "all'assenza di un confronto con le parti sociali. Non c'è stato alcun confronto, nessuna volontà di confrontarsi con le rappresentanze dei lavoratori e dei pensionati". Fatto ancora più grave perché "la riforma riguarda 41 milioni di contribuenti, di cui 22 milioni sono lavoratori dipendenti e 14,5 pensionati: quasi il 90% del totale".

Nuovi scaglioni Irpef, "si tassano ancora dipendenti e pensionati più di tutti"

Uno degli aspetti più criticati è stata la riforma dell'Irpef, che verrà pagata da un numero inferiore di persone (grazie a nuove esclusioni dalla base imponibile) e sarà riformulata con tre scaglioni invece di quattro. Questa è la "principale mancanza" della delega fiscale, hanno detto i sindacati, perché continuerà a "tassare il lavoro e le pensioni più delle rendite immobiliari (per le quali si prevede l'estensione della cedolare secca), più delle grandi rendita finanziari, più del lavoro autonomo, più del reddito agricolo, più del reddito d'impresa che in buona parte sarà escluso dall'Irpef".

L'accusa, quindi, è che il nuovo sistema alimenterà ancora le disuguaglianze tra le persone che hanno una pensione o un reddito da lavoro dipendente, e le altre categorie di reddito esistenti. In più, con le nuove aliquote "estendere i redditi assoggettati all'aliquota più bassa è un vantaggio soprattutto per i redditi più elevati", che pagano meno tasse, "e per tale motivo le piattaforme sindacali, anche unitarie, hanno sempre insistito per agire soprattutto attraverso le detrazioni e la decontribuzione".

Flat tax, "chi guadagna 10mila euro non può pagare come chi ne prende 150mila"

Un altro punto su cui le sigle sindacali hanno espresso un giudizio molto critico è l'obiettivo, dichiarato dal governo, di voler arrivare a una flat tax unica. La riduzione delle aliquote Irpef sarebbe infatti un passo intermedio. "Abbiamo già più volte avuto modo di esprimere i motivi della nostra ferma contrarietà a questa impostazione. Contrarietà che si estende anche alla riduzione del numero di scaglioni", hanno detto le organizzazioni.

Parlare invece di una tassa piatta uguale per tutti "significa non riconoscere che lo Stato debba chiedere imposte diverse perché diversa è la capacità contributiva tra chi guadagna 10mila euro e chi 15omila o milioni. È quella che si chiama equità verticale".

"D'accordo tasse più basse, ma non si taglino i servizi pubblici"

Infine, il governo dovrebbe affrettarsi a chiarire dove prenderà i soldi per pagare il taglio delle tasse ad alcuni: nel testo si parla di revisione delle detrazioni, ma questa formula generica "preoccupa non poco", perché se poi non ci fossero abbastanza fondi "c'è il rischio che le minori entrate siano nel tempo compensate da minore spesa pubblica".

"Il modello liberista che prevede ‘Meno Stato e più mercato' è sbagliato, tanto più dopo che la pandemia ha dimostrato quanto alle persone, nel momento della difficoltà, sia necessario un intervento pubblico". Si possono tagliare le tasse ad alcuni contribuenti, "ma ciò deve essere fatto mantenendo un gettito sufficiente affinché l'operatore pubblico possa ottemperare a tutte le funzioni necessarie".

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