Rifiutò di vendere la pillola del giorno dopo dichiarandosi obiettrice, assolta

Il 15 dicembre scorso il tribunale di Gorizia ha emesso una sentenza che potrebbe rivoluzionare la giurisprudenza relativa all'obiezione di coscienza. Il fatto risale a circa tre anni fa: E.M., una farmacista di Monfalcone – che all'epoca era di turno notturno presso la farmacia comunale in cui da tempo prestava servizio – si rifiutò di vendere la Norlevo, più comunemente conosciuta come la "pillola del giorno dopo", a una ragazza munita di regolare prescrizione medica, dichiarando di essere obiettrice di coscienza. Obiezione di coscienza prevista dalla Legge 194 solo per quanto riguarda il personale medico e ospedaliero che potrebbe trovarsi a occuparsi di interruzioni volontarie di gravidanza e non prevista, invece, per i farmacisti, che fino a questa sentenza erano pressoché obbligati a vendere contraccettivi e pillole del giorno dopo – che secondo l'intera comunità scientifica non sono in alcun modo farmaci abortivi, ma piuttosto anti-ovulatori, ovvero bloccano sul nascere l'ovulazione impedendo ogni possibile fecondazione, se presi per tempo – alle clienti che ne facevano richiesta.
La donna, che è rimasta sotto processo per circa 3 anni, accusata di omissione o rifiuto di atti d'ufficio, è stata però assolta dal foro di Gorizia perché, come comunicato dai suoi avvocati difensori Simone Pillon e Marzio Calacione, i giudici hanno escluso la punibilità della condotta. "Dopo tre anni di procedimento penale, con tutto quello che ciò può comportare in termini personali, familiari e professionali, la nostra assistita ha visto riconosciute le sue sacrosante ragioni, conformemente a quanto previsto dall'art. 3 del codice deontologico dei farmacisti che recita ‘il farmacista deve operare in piena autonomia e coscienza professionale conformemente ai principi etici e tenendo sempre presenti i diritti del malato e il rispetto per la vita", ha spiegato l'avvocato Pillon.
La sentenza sta ovviamente facendo discutere. Oltre al plauso del Movimento per la Vita, che attraverso il suo presidente Gian Luigi Gigli ha dichiarato che "il Tribunale di Gorizia ha solennemente riaffermato il primato della coscienza sulla legge. Si tratta di un tema che diventerà sempre più pressante a causa degli sviluppi della ricerca biomedica e delle applicazioni tecnologiche in ambito sanitario. Per questo, come Presidente del Movimento per la Vita Italiano e come parlamentare eletto in Friuli prendo atto con grande soddisfazione della sentenza con cui è stata assolta la farmacista E.M. dall'accusa di essere rifiutata di dispensare il cosiddetto ‘contraccettivo di emergenza' Norlevo", a insorgere è la presidente di Federfarma Annarosa Racca la quale, commentando la notizia, ha sostenuto che compito del farmacista è quello di vendere un medicinale prescritto dal medico e non quello di contestare le terapie: "La Farmacia deve essere a disposizione delle persone che si rivolgono a noi, è inammissibile contestare la ricetta. Ritengo sbagliato che abbia contestato la prescrizione del medico. Di fronte alla richiesta della pillola del giorno dopo la farmacista doveva semplicemente consegnarla al più presto e la norma oltretutto è cambiata, per le maggiorenni dice che non c'è nemmeno più bisogno della ricetta medica", ha spiegato la presidente Racca.
"Il farmacista è deputato a dispensare il medicinale e per legge deve erogarlo, punto e basta. Qualora non l'avesse, deve procurarlo quanto prima, la farmacia è il primo presidio del sistema sanitario nazionale e come tale dobbiamo comportarci, non è prevista l'obiezione di coscienza", ha proseguito Federfarma, aggiungendo, in conclusione: "Parliamo comunque di casi isolati. Risulta infatti, dalle ultime analisi dei dati, un grande incremento nella vendita di preparati contraccettivi di emergenza. È diminuito di pari passo il ricorso alle interruzioni volontarie di gravidanza, i dati diffusi dal ministro Beatrice Lorenzin mostrano che le farmacie italiane dispensano le specialità secondo la norma".