Renzi: “Legare il destino del governo al voto locale? Nessun paese civile fa così”

"Ho preso i fischi e continuerò a prenderli, mettendo la faccia ovunque". Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi racconta le sue reazioni alla contestazione avvenuta ieri durante un incontro con i rappresentanti della Confcommercio, durante un'intervista concessa a Maria Teresa Meli del Corriere della Sera. "È finita la sua luna di miele con il Paese?" Alla domanda, Matteo Renzi risponde che questa ipotetica "luna di miele" non sarebbe in realtà mai esistita, che fischi e contestazioni contro il suo Esecutivo ci sono sempre stati, anche durante i primissimi mesi: "Nella campagna delle Europee 2014, quelle del mitico 41%, ho fatto comizi interi da Palermo a Napoli fino a piazza della Signoria nella mia Firenze dove c’erano centinaia di fischietti, striscioni e contestazioni. E governavamo da due mesi appena, altro che luna di miele. Il 2015 è stato un lungo elenco di fischi dal Jobs act, fino alle proteste dei professori. Non è una novità", prosegue Renzi, sostenendo inoltre di essere stato "molto contento" della contestazione da parte della Confcommercio, perché subito dopo i fischi, è arrivato il dialogo: "Hanno ragione a chiedere meno tasse, ma sanno anche che stiamo riducendo ogni anno la pressione fiscale". L'intenzione di diminuire ulteriormente la pressione fiscale esiste, ma nulla verrà concretamente fatto prima del referendum di ottobre per non far passare l'intervento come una "mancia elettorale", sottolinea il presidente del Consiglio.
Proseguendo con l'intervista, Maria Teresa Meli chiede al presidente del Consiglio un'opinione sull'andamento del primo turno elettorale delle amministrative dello scorso 5 giugno. Sul punto Matteo Renzi è molto chiaro: le elezioni comunali sono elezioni locali. Il destino del governo, invece, è legato al risultato del referendum costituzionale del prossimo ottobre. "Vorrebbero legare il governo al voto di alcune realtà municipali? Ma non scherziamo. Nessun Paese del mondo civile fa così. Si rassegnino: le elezioni amministrative sono un passaggio locale", sostiene Renzi, ribadendo che il risultato delle urne può essere utile a realizzare "riflessioni sociologiche", ma pur sempre di elezioni territoriali e non nazionali si tratta. "Chi non ci ha votato, l'ha fatto per problemi sul territorio, sui singoli candidati. Ma se proprio vogliamo trasformarlo in un voto di protesta contro di me, ok, diciamola tutta: chi non ci vota più per colpa mia non mi accusa di aver cambiato troppo nel Pd. Mi accusa di aver cambiato troppo poco. Mi accusano di aver mediato fino allo sfinimento con tutte le correnti e le correntine del Pd", incalza Matteo Renzi.
Lo scorso 5 giugno si è notata l'esistenza di un "ampio schieramento trasversale" contro l'esecutivo, che potrebbe minare le sorti del referendum del prossimo ottobre, fa notare la giornalista del Corriere. Sul punto, però, Matteo Renzi è molto chiaro e ribadisce l'inutilità di analizzare la politica nazionale da un punto di vista prettamente locale: "Io credo che sia poco corretto fare analisi di politica nazionale sul voto amministrativo", ha spiegato, sottolineando che "al referendum sulla scheda c’è la possibilità di avere un Paese più semplice o di mantenere il sistema com’è". Chi voterà sì al referendum costituzionale si esprimerà per "superare le storture del bicameralismo paritario e dare governabilità", rifiutando di "continuare con inciuci, larghe intese e piccoli cabotaggi". Per questo motivo Matteo Renzi è convinto che "un elettore deluso, che magari vota 5 Stelle o Lega, al referendum voterà sì. Poi alle politiche del 2018 magari sceglierà un altro premier. Ma quel premier, ammesso che vinca, potrà governare".
"Se la riforma non passa, l'Italia tornerà a ballare per l'instabilità e l'ingovernabilità e torneremo a essere il problema dell'Europa", sottolinea Renzi, ribadendo che se la comunità della "Festa dell'Unità" vorrà votare in altro modo, "non espelliamo nessuno", rispedendo al mittente le richieste dell'onorevole dem Pierluigi Bersani che ha espressamente chiesto di evitare l'installazione dei "banchetti per il sì" alle varie feste dell'Unità che avranno luogo quest'estate in tutta Italia.