Matteo Renzi: “Governo non cadrà su Tav, ma dopo le europee aumenterà le tasse e si spaccherà”

"Non ho mai detto che il governo cadrà sulle infrastrutture. Cadrà sui conti fatti male: devono mettere 40 miliardi da parte e non sanno dove prenderli. Dopo le elezioni europee dovranno aumentare le tasse e si spaccheranno. Nei prossimi mesi la situazione economica purtroppo peggiorerà". È la valutazione fatta dal senatore Pd ed ex premier Matteo Renzi a Radio Anch'Io su Radio 1 Rai.
"I soldi per le infrastrutture ci sono. La Campogalliano-Sassuolo, la Agrigento-Caltanissetta: sono tutte opere finanziate. Sono tutte opere che il nostro governo con il ‘Grande piano per le infrastrutture' ha sbloccato in termini di capienza economica. Il punto fondamentale è che nel governo non c'è una visione strategica sul futuro del paese ma un'esigenza quotidiana, istantanea, da social network, di dover dare una risposta immediata al proprio elettorato e questo significa che se i grillini dicono no alla Tav, l'obiettivo non è più la Tav ma trovare una scusa per rinviare la decisione, arrivare alle europee e dopo fare i conti – ha proseguito Renzi – Sulla Tav alla fine hanno deciso di andare avanti ma lo fanno prendendo quei 6 mesi che consentiranno a Di Maio di andare in campagna elettorale e di fare finta di niente. In sintesi: questo governo non cade sul singolo provvedimento perché pur di mantenere la poltrona staranno insieme su tutto".
"Avevo perplessità sulla Tav – ha risposto a una domanda di Giorgio Zanchini – infatti sono divenute un cambio di progetto, perché era eccessivo. Abbiamo lavorato tre anni nel silenzio, alla fine erano 2,5 miliardi in meno e 23 km in meno, ma almeno è pronto, non abbiamo mai messo in discussione il tunnel. Il progetto poi è stato firmato da Macron e Gentiloni perché io mi ero già dimesso".
Renzi è intervenuto poi sulla proposta del neo segretario Nicola Zingaretti di chiudere la sede nazionale del Nazareno a Roma: "Tutto quel che fa il nuovo segretario del Pd è legittimato dalla vittoria alle primarie, non metterò mai la mia voce su questioni del partito come fecero con me. Serve una battaglia culturale sul Paese, non nel Pd".